Procida capitale italiana della Cultura 2022, l'orgoglio di Alessandro Baricco: «Piccola ma vincente»

Un luogo «strano, quindi speciale. E una scelta davvero coraggiosa». Per Alessandro Baricco Procida scelta come capitale della cultura 2022 è una bellissima...

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Un luogo «strano, quindi speciale. E una scelta davvero coraggiosa». Per Alessandro Baricco Procida scelta come capitale della cultura 2022 è una bellissima notizia: «Si merita pienamente il riconoscimento». Lo scrittore torinese, 62 anni, frequenta l'isola da tempo e da qualche anno è il direttore artistico della rassegna letteraria «Maretica».

Baricco, è soddisfatto per questo riconoscimento?
«Molto. Felice soprattutto per i procidani, conoscendoli immagino si sia consumata una giornata di grande gioia. Meritano questa felicità».

Lei conosce bene l'isola.
«La frequento da oltre 10 anni, mi ci sono avvicinato piano, poi ho affittato casa stabilmente e ogni anno sono là. Più che mia, sono io che ormai mi sento un po' suo. Ci vado per le vacanze, è il luogo del mare. Ma anche fuori stagione, per scrivere. Un posto ideale per raccogliere le idee».

È sorpreso dalla vittoria?
«Direi di sì, una scelta anomala. Ma è ora che anche il resto d'Italia si accorga di Procida. Quando ne parlo al Nord molti non ne hanno mai sentito parlare, non sanno dove sia. È un ottimo segnale anche per i Comuni più piccoli: luoghi minori che diventano capitali, un'idea forte».

È infatti la prima volta che sarà capitale della cultura un Comune non capoluogo, la prima volta di un'isola, la prima volta della Campania?
«C'è da esserne fieri. E poi Procida è un posto che ha saputo farsi rispettare, tenendosi volontariamente fuori dalle rotte turistiche più battute. E pensare che si trova in uno dei luoghi più belli del mondo: il golfo di Napoli è fin dall'antichità riconosciuto come paradiso in terra. Però Procida ha resistito all'assalto, fieramente, mettendo su un proprio, particolarissimo quartiere: chissà se non sia stato questo aspetto a pagare».

Nella motivazione si è parlato di messaggio poetico che il progetto ha trasferito.
«Oltre i miti creati da Elsa Morante, oltre la Graziella, è un posto struggente: non mi è mai capitato di portarci qualcuno che non ne sia rimasto stregato. Ho cercato di capire perché ha effetto su di me e la risposta è che è un'isola orgogliosa della sua tipicità rude, quasi della sua stranezza. Ho l'impressione che sia una località vera, che non giochi a travestirsi per piacere al turista. Per questo la preferisco a luoghi più laccati. All'inizio, da nordico, definivo i suoi abitanti genericamente napoletani: loro ci tenevano invece a fare un distinguo. I procidani sono, nel bene e nel male, molto autentici: in un mondo in cui le località turistiche recitano una parte, i procidani non recitano. E forse questo può essere un limite, per l'anno da capitale».

Teme una perdita di identità?
«Sono grandi occasioni, però possono ritorcersi contro. Ciò che rende Procida speciale è un clima umano molto sobrio, chissà se si combina bene con un intero anno in vetrina. Ma mi auguro che gli abitanti sappiano cogliere l'occasione di essere, per una stagione, cittadini di una capitale culturale conservando il proprio stile».

Il legame col mare è stata una delle suggestioni del progetto: lei ne ha parlato molto, nei suoi romanzi.
«Procida è incredibile proprio la tradizione dei marittimi: dall'esterno sembra un luogo isolato, come un borgo di montagna, e invece vivendola scopri che c'è gente che ha familiarità con l'Australia e con l'Indonesia. Questo mi ha sempre colpito: si respira un'atmosfera internazionale, si capisce presto che è abitata da gente che ha visto il mondo».

Il ministro Franceschini ha detto che con Procida capitale ci ritroveremo fuori dagli anni del Covid in cui la cultura è stata paralizzata.
«Credo che sia un segnale meraviglioso. Perché Procida può offrire due lezioni: è maestra di resistenza all'oblio, alle intemperie; e di filosofia lieta, leggera, lenta. In generale, dare a un'isola la chance di rappresentare la nostra cultura una volta che saremo oltre la pandemia mi sembra molto giusto, è una scelta benaugurante per tutta l'Italia».

Lei da tempo sull'isola anima una rassegna, «Maretica».


«In quest'anno da capitale offriremo il nostro contributo. Ma voglio sottolineare che io dò solo una mano, perché sono convinto che bisogna restituire qualcosa ai luoghi che ci danno tanto. In realtà sono i cittadini di Procida a realizzare la rassegna. Che è già molto completa di suo, un gioiellino: nel 2022 avrà l'occasione di un ulteriore esame di maturità, magari per concedersi dei sogni che in altri anni sono più difficili da realizzare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino