La vera notizia sarebbe un colpo di scena, un capovolgimento delle aspettative che, allo stato, danno in vantaggio Giovanni Melillo su Federico Cafiero De Raho come procuratore di...
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Ma la storia del Csm non è fatta di «ribaltoni». Il Consiglio Superiore della Magistratura è più un luogo dove i pronostici vengono rispettati sulla scia di correnti e motivazioni, senza nemmeno la drammaticità di alleanze saltate. Tanto meglio; soprattutto dopo cinque mesi di vuoto e l'uscita di scena del procuratore Giovanni Colangelo. E in seguito, pure, ai «pasticci» sul caso Consip con il pm napoletano Henry John Woodcock indagato a Roma.
Si inizia oggi con la conta dei voti, ultimo giorno utile prima delle vacanze: alle 9 di questa mattina è previsto il plenum a palazzo dei marescialli a Roma e si andrà avanti fino alle 13 e 30. Si discuterà fino ad arrivare alle parti secretate. Proprio ieri si è cercato di dare l'ultima «raddrizzata» alle motivazioni che sostengono l'uno e l'altro candidato sul punto più critico: l'incompatibilità tecnica «ordinamentale». Capitolo spigoloso che sarà discusso a porte chiuse. Ma su Federico Cafiero De Raho erano già uscite indiscrezioni riguardo alla professione forense del figlio esercitata a Napoli. Per Melillo il punto dolente riguarda l'«opportunità» di inserirsi a capo di un ufficio difficile e delicato come quello napoletano dopo un periodo fuori ruolo al Ministero. Nel primo pomeriggio i «giochi» dovrebbero essere chiusi.
La quinta commissione, due settimane fa, non aveva trovato un accordo su un nome solo e si era spaccata con tre voti per ciascuno dei due candidati, sui cui ora il plenum avrà l'ultima parola, ricevuto il via libera dal ministro.
Giusto in tempo. In commissione i componenti laici avevano votato a favore di Giovanni Melillo: segnale indicativo perché al plenum i laici sono ben otto. Ma due oggi potrebbero astenersi. Si tratta del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e forse Alessio Zaccaria dei Cinque Stelle. In tal caso il quorum per la maggioranza scenderebbe a 13.
Basterebbero, dunque, 12 voti più uno a Melillo per farcela. I consiglieri di Area - la corrente che sostiene l'ex capo di gabinetto di Orlando - sono 7 e tranne Piergiorgio Morosini ed Ercole Aprile, che si sono dichiarati favorevoli a Cafiero De Raho, gli altri sostengono Melillo. Si tratta di Fracassi, Clivio, Ardituro, Napoleone e Aschettino. Se i membri togati di diritto, Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo votano per Melillo, si arriva a 7. Considerando i sei voti sicuri dei laici si tocca quota 13.
Ed ecco che viene a galla la ragione per cui l'ex pm che ha raccolto le prime dichiarazioni di Galasso in squadra con Paolo Mancuso potrebbe prendere qualche voto anche all'interno dei consiglieri di Magistratura Indipendente, come Claudio Galoppi. Insomma, nonostante la spaccatura interna ad Area, Melillo potrebbe farcela. Intanto, ieri, c'è stato un giro di nomine al Csm per i capi degli uffici giudiziari prima della sospensione dei lavori per la pausa estiva. Il plenum ha votato a maggioranza, Piervalerio Reinotti, consigliere di Corte d'Appello a Trieste, quale presidente del Tribunale della stessa città, prevalso su Luca Maria Marini. A maggioranza è passata anche la nomina del nuovo procuratore di Matera, Pietro Argentino. Unanimità per due nomine sulle quali la Commissione per gli incarichi direttivi aveva avanzato proposte unitarie: si tratta di Cesare De Sapia quale presidente del Tribunale di Bergamo e Antonio Giuseppe De Donno a capo della Procura di Brindisi. Oggi è il giorno di Napoli, senza sorprese, probabilmente. Ma nemmeno con l'unanimità. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino