Un progetto che ha ottenuto il finanziamento europeo ma anche un corso di specializzazione universitaria per creare un pool di esperti del settore. È così che il Cnr...
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L'obiettivo è rendere fruibile questi asset in modo sostenibile dal punto di vista sociale e culturale ma soprattutto economico, affrontando come sia possibile con gli incassi sostenere i costi connessi alla gestione. Si deve arrivare a un rapporto equilibrato tra i servizi che remunerino con degli incassi e i servizi forniti gratuitamente ai cittadini, un obiettivo molto complesso. Il patrimonio culturale religioso rappresenta la categoria più frequente dei siti Unesco. A Napoli ci sono circa 200 chiese chiuse e non utilizzate e se il patrimonio viene abbandonato si degrada. La ricerca del riutilizzo comprende il rapporto con le associazioni della società civile, le associazioni e movimenti ecclesiali, i gruppi di volontariato per cercare l'uso più coerente con il valore intrinseco del patrimonio stesso. Un
lavoro su cui la Cei (Conferenza episcopale Italiana) e la Crui (Conferenza dei rettori delle Università Italiane) hanno unito le forze con un accordo «che mette in comunicazione diversi saperi - spiega Francesco Asti, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sezione San Tommaso - per una collaborazione culturale tra facoltà statali e facoltà teologiche. Riflettiamo insieme sul riuso dei beni ecclesiastici a Napoli, per riportarli a un uso intelligente per il popolo napoletano».
E per realizzare il progetto ci vuole un pool specializzato che sarà formato nei prossimi mesi, come spiega Pasquale De Toro, direttore del centro interdipartimentale di urbanistica Alberto Calzabili dell'Università Federico II di Napoli: «Il corso - dice - è rivolto a laureati triennali e magistrali di architettura, beni culturali, ingegneria civile ed economia. Sarà lanciato a beve con il bando che scadrà il 20 dicembre, poi a febbraio si partirà. L'idea è di indagare in maniera multidisciplinare gli approcci e le tecniche operative per attivare la rigenerazione urbana e il patrimonio culturale religioso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino