«Pronto soccorso, medici in fuga»: sos al Cardarelli per i troppi accessi

«Pronto soccorso, medici in fuga»: sos al Cardarelli per i troppi accessi
La situazione al Pronto Soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli è così difficile che «appare senza via di uscita che ormai tutti i medici del pronto...

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La situazione al Pronto Soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli è così difficile che «appare senza via di uscita che ormai tutti i medici del pronto non vogliono altro che andare via» e che «le prossime settimane saranno pesantissime». Questi alcuni dei passaggi di una lettera aperta firmata da Giuseppe Visone, responsabile funzione pubblica della CGIL Medici Cardarelli e controfirmata dai responsabili del sindacato Giosué Di Maro e Alfredo Garzi. Visone, uno dei medici del pronto soccorso, parte dal blitz del ministro della salute Giulia Grillo di alcuni giorni fa spiega che «il Cardarelli in questo momento storico, regge le sorti dell'emergenza di tutta la città» e parla di «senso di umiliazione, di frustrazione, di rabbia che ormai è sentimento comune di tutti i medici del pronto soccorso e osservazione breve intensiva».


Il medico parla della «fatica immane di gestire centinaia di accessi quotidiani, decine e decine di ambulanze da tutti i punti della città, pazienti che non trovano risposte ai loro bisogni di salute e si affidano al Cardarelli come ultimo rifugio. Si pensi allo stress quotidiano di un gruppo di lavoro che si fa carico di 100 pazienti in obi molti con patologie gravi, bisognevoli di trattamenti complessi, spesso in condizioni precarie su barelle o peggio sedie, senza un minimo di privacy nè di comfort, senza bagni decenti, con un vitto sempre uguale a se stesso, cioé pastina e frutta cotta». Visone sottolinea che i pazienti «esprimono una conflittualità bassissima nei confronti del personale sanitario e ausiliario perché il pronto soccorso è una casa di cristallo dove è visibile a tutti la fatica immane che ogni giorno viene affrontata per dare risposte le più dignitose possibili».


Per questi motivi, spiega il medico «dal 16 febbraio un altro medico giovane, brillante, va via per approdare al pronto soccorso di Pozzuoli dove altri lo hanno preceduto. E a seguire nelle prossime settimane altri andranno via. E non ci sono alle viste rincalzi visto che ormai l'urgenza non viene considerata appetibile. Continua l'emorragia e porterà a una serie di reazioni a catena con impossibilità a coprire i turni come già succede da mesi per le notti. La Direzione Sanitaria, messa alle strette, dovrà per forza o per piacere, inviare medici dai reparti per completare i turni. Medici non avvezzi a questo tipo di lavoro con peggioramento delle performances del pronto soccorso e con peggioramento delle attività di reparto alla quale questi medici saranno sottratti. Si rischia un'implosione che non si è mai vista prima, perché questo non è un ospedale qualsiasi e sopperisce a carenze gravi del territorio, di altri presidi ospedalieri e del soccorso 118. Possiamo solo sperare che venga raccolto questo che non è un lamento sterile ma un grido di dolore di chi vede avvicinarsi un uragano devastante e ha in mano solo un ombrello».
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Il Mattino