Ad aprile 50mila disabili senza assistenza: per protesta chiudono 35 centri

Ad aprile 50mila disabili senza assistenza: per protesta chiudono 35 centri
Il prossimo otto aprile verranno abbassate le saracinesche di trentacinque strutture per la riabilitazione che operano sul territorio regionale. E così un esercito di...

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Il prossimo otto aprile verranno abbassate le saracinesche di trentacinque strutture per la riabilitazione che operano sul territorio regionale. E così un esercito di cinquantamila pazienti - spastici, autistici, ”ictati”, cerebrolesi - resteranno senza assistenza.


La decisione, clamorosa, è dell’Aias Campania, l’associazione assistenza spastici. La protesta - anticipata in queste ore con volantini e manifesti - trova le sue radici innanzitutto nella riduzione dei volumi delle prestazioni e dei tetti di spesa, nella carenza di tariffe certe delle prestazioni rese ai cittadini con disabilità (quattro i provevdimenti tariffari emessi nel solo 2014), nell’assenza del piano di riconversione dei posti letto da seminconvitto (articolo 26).



Remo Del Genio, leader dell’associazione, spiega: «Chiediamo inoltre l’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato sull’aggiornamento delle rette. Negli ultimi anni siamo stati anche costretti a licenziare il quindici per cento del personale. E tanti altri lavoratori sono condannati adesso a perderlo. Nel frattempo vantiamo un credito di 230 milioni di euro».

E rilancia il professore Biagio Lubrano, titolare del centro Serapide (quattrordici strutture a Napoli e provincia): «Durante la Giunta Caldoro, vale a dire nel periodo che va dal 2010 al 2014, il settore incaricato dell’assistenza dei cittadini con gravi disabilità ha subìto tagli per sessanta milioni di euro



L’associazione è assistita legalmente dall’avvocato Cetty Saetta (nella foto) che ha partecipato, l’altro giorno, a un infuocato tavolo in Regione con il subcommissario alla Sanità, Morlacco. «Ancora una volta - conclude Saetta - la struttura commissariale rifiuta ogni proposta accordo delle associazioni di categoria». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino