Psicosi attentati nel golfo di Napoli: passeggera del traghetto marocchina scambiata per terrorista

Non si trattava di una cintura esplosiva ma di una panciera che la donna di origine marocchina indossava per problemi post operatori all’addome. ...

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Non si trattava di una cintura esplosiva ma di una panciera che la donna di origine marocchina indossava per problemi post operatori all’addome.


Ha suscitato una valanga di polemiche e commenti sui social, la notizia della donna scambiata per terrorista solo perchè dai tratti nord africani. Psicosi attentati e sospetti circa tutto ciò che ha a che fare con il mondo e la cultura islamica, sono sicuramente fra le cause dello spiacevole equivoco che questa mattina su una nave di linea nel golfo di Napoli, ha generato preoccupazione fra i passeggeri ed un imbarazzante controllo da parte dei carabinieri su una signora scambiata per una terrorista kamikaze.

Sono bastati lo hijab, il velo che copre testa e collo delle donne musulmane ed un rigonfiamento che si notava sotto le vesti della marocchina, a far serpeggiare il timore che in quel momento ci si trovasse alla presenza di una possibile attentatrice. Sull’onda emotiva del sanguinoso attentato di Barcellona, sono bastati i tratti maghrebini della donna (fra l’altro residente da anni sull’isola d’Ischia assieme a marito e figli) a far scattare le segnalazioni di alcuni passeggeri alla guardia costiera, la quale a sua volta ha allertato i carabinieri. In questo caso i carabinieri della stazione di Procida, considerato che la nave in questione era un traghetto della Medmar salpato in mattinata da Pozzuoli e diretto a Ischia.


Approfittando dello scalo intermedio della nave a Procida, carabinieri in borghese ed in divisa sono saliti a bordo ed hanno proceduto ad avvicinare con molta circospezione la donna. Dopo averne verificata l’identità, i carabinieri hanno compreso che non c’era da aspettarsi alcun pericolo da quella signora con la quale si sono scusati per aver effettuato il controllo e causato imbarazzo alla stessa. E’ bastato mostrare i documenti e chiarire che il rigonfiamento sotto le vesti era dovuto alla protesi che la donna era costretta a portare per evitare conseguenze poco piacevoli nella fase post operatoria dell’intervento al quale era stata sottoposta in precedenza.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino