Castellammare di Stabia. «Sì, mio figlio ha presentato numerose denunce per le lettere e i messaggi ricevuti». La conferma è arrivata da Vittorio Quagliarella, padre di...
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Le indagini, coordinate dalla pm Barbara Aprea della procura di Torre Annunziata, hanno portato al processo che si sta tenendo davanti alla giudice del tribunale oplontino Maria Rosaria Aufieri. Sono solo 4 le parti civili ammesse, e tra queste figura proprio il calciatore stabiese. Ieri, per quasi quattro ore, è stato ascoltato come testimone il padre dell'attaccante nativo di Castellammare, all'epoca dei fatti (tra il 2006 e il 2010) anche bomber della Nazionale. La prossima udienza, fissata a fine mese, prevede il controesame del teste e la fissazione di una nuova data, quando presumibilmente sarà chiamato a testimoniare proprio Fabio Quagliarella, vittima di stalking da parte del poliziotto napoletano.
Secondo le ricostruzioni investigative, tutti i personaggi finiti nel mirino di Piccolo ricevevano finte accuse e foto ritoccate che arrivavano via mail ed sms. Poi, fingendosi loro amico, il poliziotto li contattava con una scusa promettendo di risalire all'artefice del tutto, riuscendo così ad ottenere in cambio numerosi benefit. Lettere, messaggi, accuse, insulti di ogni genere, minacce di morte per i parenti e foto false che ritraevano il malcapitato con i bambini: era questo ciò che usava Piccolo per intimidire Quagliarella e gli altri caduti nella sua rete, costringendoli poi a rivolgersi ad un esperto di indagini telematiche come lui. A quel punto diventava amico delle vittime, costruiva altri episodi condendoli con «verità» e cercava di ottenere benefici di ogni genere come, ad esempio, vacanze a Capri pagate da un imprenditore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino