Qualiano. Il casco da vigile del fuoco ondeggia sulla bara sollevata a spalle e poi cade di lato: Fabio De Muro, vigile del fuoco discontinuo, si è ucciso per quel casco...
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«Fabio non chiedeva il lusso o un sussidio. Chiedeva la dignità di un posto, un posto di lavoro. Chiediamo perdono per le omissioni, nostre e della politica, di chi ha scelto di far finta di non vedere e non sentire e l’ha indotto a disperazione. Il Signore gli ha preparato, Lui, un posto. E gli ha detto: vieni servo buono e fedele, siediti e prendi il tuo posto». La chiesa non regge: i parenti, gli amici, i precari, applaudono. In prima fila i fratelli, Antonio ed Enzo e la mamma, Palma. E ci sono anche le autorità. Pochi lo notano, ma don Francesco, con gran garbo e con acuminato rispetto, non le risparmia. «Un posto, dicevamo. Ognuno di noi cerca di occupate un posto. Ricordatevi che è precario. Temporaneo. Lo lasceremo ad altri. Il sindaco qui davanti, ad esempio, quanto occuperà oggi? Cinquanta centimetri? Tutto passa, I posti li riempiamo a turno». In prima fila il sindaco Ludovico De Luca ed il comandante provinciale dei vigili del fuoco, ingegner Gaetano Vallefuoco. In mattinata hanno partecipato alla posa della prima pietra di una caserma dei vigili, agghiacciante coincidenza con la morte ed i funerali di Fabio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino