Quartieri Spagnoli isola pedonale, Isa Danieli: «Finalmente lo stop alle auto»

«Giusto rendere l'area vivibile anche per i residenti»

Isa Danieli, classe 1937, è una colonna portante della napoletanità in generale. E, nel particolare, la sua è una delle voci più autorevoli dei...

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Isa Danieli, classe 1937, è una colonna portante della napoletanità in generale. E, nel particolare, la sua è una delle voci più autorevoli dei Quartieri Spagnoli. «Ho vissuto qui da quando ero bambina fino ai 14 anni - esordisce - Poi ci sono tornata a vivere nel 1985, in un altro appartamento dello stesso palazzo, tra vico Berio e vico Sergente Maggiore, nella zona della storica casa editrice La Canzonetta». I suoi occhi di grande attrice possono raccontare, col sorriso e l'intelligenza, quasi un secolo di Quartieri. E quindi, possono indicare la strada per il futuro.

In queste settimane, l'area è sotto i riflettori dal punto di vista turistico e politico. Tanto che Manfredi, dieci giorni fa, ha incaricato la Municipalità 2 di presentare un progetto, pronto a gennaio, per la pedonalizzazione. Lei è d'accordo con l'idea di fermare auto e moto?
«Assolutamente sì. Bisogna rendere l'area vivibile anche per i residenti, e la pedonalizzazione serve anche a questo».

Si riferisce a qualche disagio specifico?
«Mio marito Gigi e io facciamo spesso fatica a uscire di casa, viste le tante auto parcheggiate in sosta selvaggia. Le macchine e i motorini, in zona, certe volte passano con gli specchietti sulle alici fritte dei ristoranti - sorride - Ma il disagio non c'è solo per chi pranza. Tra i residenti si è diffuso un modus vivendi che non è più sostenibile».

Cioè?
«Le macchine dei residenti sono incastrate nei vicoli. Tanto che, sul cruscotto, si espone il numero di cellulare per essere chiamati in caso di emergenza. Se serve la macchina bisogna aspettare che altri scendano di casa. È un'abitudine che va cambiata. Negli anni della ex amministrazione comunale siamo andati dai vigili urbani con i video delle ambulanze che non potevano passare in vico Sergente Maggiore, per le auto in sosta selvaggia. Furono fatte molte promesse, ma non seguì nulla di concreto. C'è una distanza tra la strada reale, ai Quartieri Spagnoli, e le istituzioni. Anche se geograficamente Palazzo San Giacomo e via Speranzella sono vicinissimi».

Come li ha visti cambiare, i Quartieri, in questi anni?
«Molte cose di allora non ci sono più. Parlo per esempio degli artigiani o della sartoria. È stato chiuso, pochi anni fa, anche il teatro La Giostra, per problemi di gestione. La Canzonetta, da cui sono uscita per andare a lavorare, per fortuna esiste ancora. Quando sono tornata a vivere qui, a metà degli anni '80, ho trovato tutto diverso. Vico Berio è pieno di macchine già dal pomeriggio. Queste strade sono strettoie: la pedonalizzazione potrebbe servire anche al ritorno delle attività artigiane».

Cosa ne pensa dei ristoranti e della vocazione turistica dei Quartieri? Quale dovrebbe essere la nuova identità della zona?
«Il tema è articolato. Sicuramente la nuova identità dei Quartieri non dovrà essere quella della malavita e del parcheggio selvaggio. Ma neppure quella della pizza, del mandolino, o della friggitoria a cielo aperto. Meglio bistrot e turisti anziché il nulla e le auto parcheggiate davanti alle saracinesche abbassate, ma non bisogna rendere i Quartieri la parodia della città, né un concentrato dei luoghi comuni su Napoli. Ci sono alcuni ristoranti molto graziosi, come Cucù, ma i Quartieri sono molto più che una location di cucina. Qui oggi abitano attori, mezza orchestra del San Carlo, artisti, architetti e politici. Prima però c'era più complicità tra i residenti. Oggi, con l'anarchia e l'assenza di regole, si è persa un po' di umanità. Ecco perché servono norme: con le regole potrà tornare anche lo spirito di complicità di una volta. Nei bassi non ci sono Filumene Marturano, ma immigrati che pagano 250 euro a branda. La morfologia della zona è cambiata: cambiarne viabilità e regole è una conseguenza necessaria».

Come dovrebbe essere gestita la pedonalizzazione?


«Potrebbe servire uno scienziato, un Mago Zurlì. Qui il centro è abitato, al contrario delle altre città d'arte. Per far funzionare la pedonalizzazione vanno costruiti garage pertinenziali per i residenti. Parlo di parcheggi tutelati, a prezzi fissi mensili. I garage di zona sono tanti, ma fanno affari sulle auto di giornata. Paradossalmente, qui è pieno di macchine ma ci sono tanti mezzi pubblici. Funicolare, due stazioni della metro. A volte credo che per usare i trasporti pubblici, alcuni napoletani vogliano la stazione metro in camera da letto».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino