Quarto sistema, i nuovi boss di Torre Annunziata formato Gomorra tra cori e minacce social

Quarto sistema, i nuovi boss di Torre Annunziata formato Gomorra tra cori e minacce social
La festa di compleanno del boss si era trasformata in un concerto per neomelodici nel cuore del rione, con messaggi di chiaro stampo camorristico. Tra i «classici»...

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La festa di compleanno del boss si era trasformata in un concerto per neomelodici nel cuore del rione, con messaggi di chiaro stampo camorristico. Tra i «classici» cantati a squarciagola dal solito Tony Marciano cerano l'immancabile «Nun c'amma arrennere» (non dobbiamo arrenderci), canzone il cui testo secondo l'Antimafia è stato scritto di suo pugno dal boss poeta Aldo Gionta contro i pentiti, e «È cagnat tutt cos» (è cambiato tutto), hit dello scorso anno che ugualmente attacca i collaboratori di giustizia.


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Il video del concerto è stato postato in diretta lo scorso 23 giugno sul profilo Facebook di Salvatore Carpentieri, alias «Tore e viola», uno dei tre sfuggiti alla cattura (gli altri due sono Vincenzo Somma e Pasquale Cherillo) nel maxi blitz contro il «quarto sistema» di camorra di Torre Annunziata. Il secondo clan nato in città in meno di cinque anni per provare a togliere spazio alle cosche storiche dei Gionta e dei Gallo-Cavalieri aveva come obiettivo un vero e proprio «attacco al potere» di cui parlano gli affiliati durante i summit al Penniniello. Un clan insolito, che sfrutta i social per provocare e sfidare i rivali. La festa nel rione è stata utilizzata per mandare diversi messaggi ai Gionta, partendo proprio dall'ingaggio del cantante che era stato storicamente vicino ai «valentini», tanto da scontare una condanna definitiva per traffico di droga insieme ad alcuni affiliati al clan. La scaletta delle canzoni, poi, è in classico stile camorristico. Ma il clou della sfida social ai Gionta arriva con un altro video, un brindisi sempre di Domenico Balzano che, sotto casa, con una bottiglia di spumante brinda «alla faccia» dei «valentini» e degli affiliati, applaudito e festeggiato dagli altri presenti. Nel frattempo, a Torre Annunziata si sono ripetuti gli agguati quasi tutti falliti insieme a bombe, incendi di auto e stese.
 
Le risposte del clan Gionta, però, non sono mancate, come dimostra l'agguato avvenuto la sera del 24 marzo, in pieno lockdown, quando è stato gambizzato Alfonso Scoppetta, cugino di Balzano. La scorsa notte, al Piano Napoli di Boscoreale, uno dei quartieri del quarto sistema, è stato arrestato il pregiudicato Nunzio Della Ragione, 33 anni, cognato di uno dei capi del nuovo clan. Stava camminando nel quartiere con tanto di pistola carica e pronta a sparare. I carabinieri della stazione di Boscoreale l'hanno arrestato in via Settetermini e hanno sequestrato una calibro 9 con colpo in canna e 8 proiettili. Altri due uomini si sono dati alla fuga.

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Tra le 180 pagine dell'ordinanza sul quarto sistema, spicca anche il «colloquio di lavoro» fatto da Balzano per ingaggiare come nuovo affiliato Pietro Evacuo, diversi precedenti per rapina, arrestato e scarcerato più volte tra marzo e maggio. «Abbiamo fatto un nuovo sistema, abbiamo aperto. Siamo i Sauriell e gli Scarpa» dice Balzano. «Ma a me cosa tocca?» chiede Evacuo che riceve una risposta evasiva: «Un mensile». La classica «mesata» di camorra per gli affiliati, che poteva arrivare solo grazie alle estorsioni. Due sono state le prime vittime scelte che, convocate dai carabinieri, per la prima volta hanno ammesso di aver subìto richieste e minacce dal nuovo gruppo del Penniniello. «Non avrei mai denunciato dice un imprenditore edile ma visto che mi avete convocato, vi racconto tutto». Un primo piccolo squarcio nel muro di omertà che da decenni accompagna gli imprenditori di Torre Annunziata, molti dei quali capaci di pagare il pizzo anche a due clan contemporaneamente e di negare di essere sotto scacco del racket, anche davanti all'evidenza e dopo la condanna per favoreggiamento. Un altro imprenditore, invece, prima si è rivolto alla moglie del capoclan dei Gallo-Cavalieri per chiedere «protezione» senza ottenerla, poi ha scelto di rispondere alle domande degli investigatori.


Due primi piccoli passi nella lotta al racket per Torre Annunziata, con la dimostrazione che in caso di denunce lo Stato interviene subito e porta in carcere gli estorsori. Il quarto sistema è nato lo scorso febbraio e a maggio ha iniziato a imporre il pizzo: in quattro mesi, i vertici del nuovo clan sono già in cella.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino