Le Quattro Giornate di Napoli: oggi in edicola il libro omaggio del Mattino

Quando Napoli si liberò dai nazifascisti

La presentazione all'università Suor Orsola Benincasa
Rione Sanità, tra via Santa Teresa degli Scalzi e il corso Amedeo di Savoia. Eccolo, il ponte della Maddalena, nel cuore di Napoli e dei napoletani: su quel ponte, nel...

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Rione Sanità, tra via Santa Teresa degli Scalzi e il corso Amedeo di Savoia. Eccolo, il ponte della Maddalena, nel cuore di Napoli e dei napoletani: su quel ponte, nel 1943, è passata la Storia. Si vede da lontano, oltre le cupole e le case, dalla terrazza del Suor Orsola Benincasa dove si presenta il libro sulle Quattro Giornate, un'iniziativa editoriale de «Il Mattino» nell'anniversario degli 80 anni da quella ribellione che, per dirla con il direttore Francesco de Core, coincide con «un momento fondativo dell'Italia sulla via del riscatto e della rinascita, e come tale va celebrato». Le Giornate della Libertà, a cura di Maria Rosaria Selo per Dante & Descartes di Raimondo Di Maio, oggi è in distribuzione gratuitamente con il nostro quotidiano a Napoli, Caserta e Roma.

«Così la letteratura riaccende i fuochi della memoria, è sentita ispirazione e coscienza civile», sintetizza il rettore dell'università Lucio d'Alessandro, alzandosi in piedi e dedicando un momento di silenzio a Giorgio Napolitano, due volte presidente della Repubblica, legato a questi luoghi e alla difesa della democrazia. «Nel 2008, venne qui a inaugurare l'aula della Scuola di giornalismo dedicata al cronista Giancarlo Siani», dice Roberto Conte, che modera la presentazione sostenuta dall'Anpi con Ciro Raia e rappresentata da Vincenzo Vacca alla tavola rotonda cui avrebbe dovuto partecipare anche il sindaco Gaetano Manfredi, che invece è a Roma per il funerale dell'ex capo dello Stato. «Un lutto che ci addolora, la scomparsa di Napolitano, ma la cui storia», è il suo messaggio, «si inserisce pienamente nella memoria collettiva dell'opposizione al nazifascismo nella nostra città».

E la commemorazione coinvolge anche il presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella, atteso alle 16 nella basilica di San Giovanni Maggiore per un convegno organizzato da un altro ateneo, L'Orientale, con Diego Lazzarich, docente di Storia delle dottrine politiche. Perché la riflessione sul passato e il presente, nel cammino di una comunità e di un Paese, sia slancio verso il futuro da costruire.

Non a caso, il ponte al rione Sanità è intitolato a Maddalena «Lenuccia» Cerasuolo, giovane e coraggiosa operaia, ricordata con una targa sul posto. Medaglia di bronzo al valore militare. «È diventata il simbolo dell'insurrezione popolare, ma anche l'emblema della rivoluzione femminista in un'epoca in cui alle donne non era ancora concesso il diritto al voto», fa notare Vittorio del Tufo, tra gli autori del volume. «Bella nelle foto che la ritraggono», osserva Antonella Cilento nel suo racconto letto con passione da Nadia Carlomagno.

Altri scrittori come Luciano Scateni, Enzo Moscato, Gianni Solla e Vladimiro Bottone indicano tracce diverse degli eventi tra le catacombe di San Gennaro, le sculture in tufo dedicate agli scugnizzi eroi, il binario morto «in un punto indefinito di San Giovanni a Teduccio» e Montecalvario. Al centro «partigiani senza montagna, con acqua di mare a scorrere nelle vene al posto del sangue», li descrive Antonella Ossorio: «Qualcuno magari ignaro d'essere parte di un movimento chiamato Resistenza, però venuto al mondo con la consapevolezza che nella vita prima o poi succede di andare a sbattere contro una scelta irrinunciabile».

E sembra di vederli, tutti questi personaggi nella narrazione di Titti Marrone: Papele con gli altri «cumpagnelli» in una guerra che «fu corta ma bella» e ancora più bello fu quando il ragazzo «capì che avevano cacciato i tedeschi e arrivarono i mericani che davano i pezzi di cioccolata e tutti erano contenti e ballavano per strada». Poi ci sono i «battaglieri femminielli» di Carmela Maietta. E «l'apporto di Biagio Carbonaro, agente Oss», nella ricostruzione di Yvonne Carbonaro. Il martello incessante nella testa di Nino Daniele. Le leggende riferite da Francesco Costa. «Vincienzo» tra le macchine di sangue lungo la scalinata riportate da Adelia Battista. Il sound evocativo di Gino Giaculli. E i ricordi d'infanzia di Emma de Franciscis, in equilibrio tra realtà e immaginazione. Stesso tono nei testi di Roberto Marrone, Patrizia Milone, Tiuna Notarbartolo. Ed è il primo anno senza Antonio Amoretti, «lucido fino al suo ultimo respiro», fa commuovere Esther Basile, citando un altro protagonista di quella rivolta. 

Ricordare: «Per tutti i dimenticati, per coloro che hanno sacrificato la propria vita in nome della libertà»; «per non commettere gli stessi errori e orrori», avverte Gioconda Marinelli. La conclusione del racconto collettivo può essere affidata a Raffaele Messina: «Questa storia la dovrete raccontare ai vostri figli e ai figli dei vostri figli, finanche i nomi degli uomini che hanno difeso la città dai nazisti non saranno scolpiti nel marmo; finché la memoria delle loro azioni non sarà diventata Storia di Napoli, Storia d'Italia, Storia d'Europa».

Per farlo, un'altra occasione è l'incontro «Patria e libertà: gli ottant'anni delle Quattro Giornate di Napoli» promosso dalle fondazioni Luigi Einaudi e San Giuseppe dei Nudi, con la Libera Unione Forense: alle 15, nell'auditorium del Museo Archeologico di Napoli. Partecipano al dibattito, tra gli altri, il governatore Vincenzo De Luca e Guido D'Agostino, presidente dell'Istituto campano per la Storia della Resistenza, e Renata Gravina, ricercatrice dell'università La Sapienza di Roma. Nel segno del binomio tra Resistenza e Liberazione, pensiero e azione. 

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Il Mattino