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«Un film familiare, sfido chiunque a non avere in famiglia un personaggio sui generis. Una storia ironica che si regala al grande pubblico». Lo dice la regista Viviana Calò alla presentazione del suo 'Querido Fidel', in uscita nelle sale il 18 novembre distribuito da TeleAut produzioni in collaborazione con Altri Sguardi nei giorni che precedono il quinto anniversario della scomparsa di Fidel Castro.
Ambientato agli inizi degli anni Novanta il film racconta la storia di Emidio (Gianfelice Imparato) un uomo di origini partenopee e fervente socialista, o meglio un castrista. Scrive infatti spesso a Fidel Castro per appoggiarlo, ricevendo dallo statista sempre una risposta e vivendo nella sua casa come se stesse a Cuba. «L'idea centrale del film è molto semplice - prosegue la regista - Che succederebbe se un uomo decidesse di vivere il proprio quotidiano, seguendo esclusivamente i propri ideali? Il protagonista della mia storia altro non è che un sognatore, un picchiatello, che vive l'eterno conflitto tra la propria ideologia e la realtà con cui è costretto a confrontarsi tutti i giorni.
Presentato in anteprima al Bari International Film Festival, dove Viviana Calò ha vinto il Premio Ettore Scola come miglior regista e Gianfelice Imparato si è aggiudicato il Premio Gabriele Ferzetti come miglior attore protagonista, il film ha avuto un lungo percorso produttivo, durato ben nove anni, ed è stato prodotto dalla stessa regista «senza avere le spalle coperte». Fondamentale nella storia anche la città di Napoli, altro personaggio del film.
«Certamente, se non fosse stata Napoli la storia sarebbe stata diversa - dice la regista-. Napoli offre spazio alle diversità. In ogni vicolo si può trovare una storia diversa». E Gianfelice Imparato: «Napoli accoglie e convive con le differenze». Nel cast anche Alessandra Borgia, nel ruolo della moglie Elena; Sonia Scarfato, nei panni della nipote e Marco Mario De Notaris, il figlio Ernesto. E sui ruoli femminili la regista conclude: «La donna ha sempre avuto un potere rivoluzionario. In 'Querido Fidel' ci sono quelle che supportano e che non hanno gli strumenti culturali per uscire allo scoperto, quindi sono silenziose. Poi vi è la nuova generazione che deve spezzare questa catena perché ha tutti gli strumenti culturali per farlo. Non amo la dicotomia uomo-donna. Amo le differenze perché è nella differenza che si crea l'essere speciale».
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