Napoli, lo speaker Decibel Bellini: «Rapinato e ingiuriato su Fb solo perché abito a Posillipo»

Napoli, lo speaker Decibel Bellini: «Rapinato e ingiuriato su Fb solo perché abito a Posillipo»
«Puntare una pistola in faccia a una donna che ha due bambini che dormono tra le sue braccia per prenderle la borsa senza pensare che può partire un colpo accidentale...

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«Puntare una pistola in faccia a una donna che ha due bambini che dormono tra le sue braccia per prenderle la borsa senza pensare che può partire un colpo accidentale è da bestie». È l'esperienza vissuta dalla famiglia di Daniele Bellini, Decibel, speaker dello stadio San Paolo, che nella notte tra martedì e mercoledì, di ritorno da una cena con amici, è stato rapinato da due persone in scooter mentre rientrava a casa a Posillipo con la moglie e i due figli minorenni.


Com'è andata?
«Un uomo arriva a piangere di gioia o di tristezza. Io ho pianto perché ho temuto per la vita dei miei bambini. Ho difficoltà a parlarne. È una cosa che proprio non riesco ad accettare. Ci sono i buoni e i cattivi in tutte le parti del mondo ma non si può puntare una pistola ad una donna con i bambini in braccio. È una cosa che non auguro a nessuno. È una esperienza che mi ha piegato».

Può raccontare la dinamica?
«Eravamo di rientro a casa dopo una cena fra amici. Mi sono reso conto nel viale verso casa che un motorino ci seguiva. Ho capito che ci avrebbero affiancato per rapinarci. Ho avvertito mia moglie e ci siamo preparati. Era l'1 e 10 di notte. Pochi istanti e ci hanno affiancato. Io sono sceso dalla macchina, mi sono messo davanti a loro mentre puntavano la pistola verso mia moglie urlando di dare tutto».

E cosa hanno portato via?
«Ci tengo a dire che nulla di quello che è apparso sui social o su Internet è vero. Non ho un Rolex, ma un orologio da 40-50 euro, non avevo tanti soldi ma cento euro frutto di una colletta per un regalo a un amico. Siamo una famiglia normalissima. Mi sono concesso solo il lusso di abitare a Posillipo. Ho letto sui social i commenti. E se si scrive che avevo orologi e oggetti di valore, immediatamente si pensa in negativo come se la cosa ti dovesse accadere per forza solo perché hai un orologio di valore. Siamo una famiglia come tante altre che si è concessa un giorno di vivere a Posillipo dopo aver tanto lottato».

 
Ne ha parlato anche in un post su Instagram.
«Arrivo dalla periferia della provincia e mi dicevo un giorno tu vivrai a Posillipo. Era come una meta da raggiungere. Finalmente una cosa che avevo in mente sin da bambino, emergere, migliorare. L'ho realizzata. Stanotte qualcuno ha provato a spezzare quel sogno facendoci svegliare in un incubo fatto di pistole e cattiveria».

Il post si conclude così: Mi dispiace per voi, Napoli siamo noi e non ce ne andremo. «Ho tanti amici in Brasile che girano in auto blindate, a Parigi la situazione non è molto diversa. Può accadere in qualsiasi parte del mondo. Certo, quando lo leggi sul giornale è un conto, quando capita a te è un'altra cosa».

Lei è lo speaker del San Paolo, ha mai pensato che i suoi rapinatori potrebbero essere quelli che cantano con lei allo stadio?

«No, perché sono persone che non hanno nulla a che fare con niente».
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Il Mattino