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Stappano una bottiglia di champagne, i cui schizzi innaffiano la torta di compleanno con una candela a forma di 18, gli anni che avrebbe compiuto Luigi Caiafa lo scorso due dicembre. A brindare al centro del video, è il padre di Luigi, Ciro Caiafa, a sua volta ucciso lo scorso 31 dicembre, in via Sedil Capuano. Una vicenda triste, che ha messo in risalto gli aspetti più drammatici della vita cittadina negli ultimi mesi. Lo scorso ottobre la morte di Luigi, mentre provava a fare una rapina in via Duomo, poi l'agguato al padre Ciro, colpito a morte a poche ore da capodanno, sotto gli occhi della moglie e dei tre figli, mentre era intento a farsi tatuare il volto del figlio sul braccio.
Ora dai social spunta un altro spaccato di una vita familiare che continua ad imporsi all'attenzione dei media. È il caso della festa di compleanno organizzata per Luigi lo scorso 2 dicembre. Una festa in cimitero. Con lo champagne e la torta portati al cospetto della tomba, lì nel chiuso del cimitero napoletano.
Stappata la bottiglia, ci sono le candeline, gli applausi, i bambini e le donne che si accalcano attorno all'uomo che sarebbe stato ucciso meno di trenta giorni dopo quel brindisi. Un caso sollevato dal video postato su facebook dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che alimenta nuova attenzione attorno alla famiglia di sedil Capuano. È buio in cimitero, nessuno si accorge della festa, di un evento decisamente non in sintonia con un luogo di raccoglimento, nessuno nota l'assembramento (puntualmente senza mascherine).
Ma torniamo all'estetica del dolore, al racconto della fine di un ragazzo di 17 anni, idolatrato tra i vicoli in una sorta di culto laico. Hanno fatto discutere in questi mesi il murale e l'altarino che sono stati dedicati a pochi passi dall'abitazione in cui viveva Luigi. Viene descritto come un martire, dopo essere stato ammazzato nel pieno di un intervento della polizia. Ricordate la scena? Gli agenti sopraggiungono per interrompere una rapina a mano armata consumata da Luigi e dal suo complice, a sua volta figlio del boss pentito dei Mastiffs Gennaro De Tommaso. Questione di attimi.
Un agente spara, fa fuoco quando si accorge che uno dei due babyrapinatori impugnava una pistola (che si rivelerà scenica, non funzionante), in una dinamica che ora è al vaglio dei magistrati. Difesa dall'avvocato Giuseppe De Gregorio, la madre di Luigi chiede di conoscere la verità su quei momenti drammatici. E ora attende gli esiti delle indagini anche sul marito che brindava sulla tomba del figlio, per i suoi 18 anni.
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