La Fondazione Banco di Napoli, tramite il suo consiglio di amministrazione presieduto da Daniele Marrama, deve inoltrare al più presto al ministero dell'Economia e...
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Questa è quindi l'indicazione che arriva dall'organismo di indirizzo politico dell'ente di via Tribunali, al termine di una seduta durata quasi tutta la mattinata di ieri. La palla passa adesso al consiglio di amministrazione, il quale a sua volta entro la prima decade di novembre dovrà assumere tutte le decisioni del caso e incaricare un legale per la formalizzazione dell'operazione.
La richiesta di indennizzo potrà avere dimensioni rilevanti, nell'ordine delle centinaia di milioni di euro, come annunciato su queste pagine nei giorni scorsi dal direttore generale della Fondazione Antonio Minguzzi. Vediamo perché. Innanzitutto bisogna ricordare quanto è stato incassato dal Tesoro alla fine degli anni Novanta dalla vendita in asta competitiva del Banco di Napoli. La cifra è pari a circa 61 miliardi di lire (equivalenti a 30 milioni di euro), aggiudicata dalla cordata composta dalla compagnia di assicurazioni Ina e dal gruppo bancario Bnl. A questo importo devono essere poi aggiunti gli utili prodotti nel tempo dalla Sga, la Società per la gestione delle Attività, ovvero l'ex bad bank del Banco, che ha recuperato quasi interamente gli oltre 6,7 miliardi di euro di crediti incagliati ricevuti in dote nel 1996. Questi utili sono attualmente pari a circa 600 milioni, ma alla fine potrebbero essere più elevati, perché all'appello manca ancora un 8% di sofferenze da recuperare per concludere l'attività. A questa posta attiva, pari alla somma degli utili più l'incasso della vendita del Banco, vanno infine scorporate le risorse che lo Stato ha impiegato nella Sga in tutti gli anni in cui non ha prodotto guadagni.
Due giorni fa proprio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha fatto presente che lo Stato ha iniettato 3,8 miliardi nell'operazione Sga. Poco importa, è la risposta di ieri in sintesi della Fondazione, perché la legge 497/96 è tuttora vigente e bisognerà fare i conti alla fine, quando il recupero dei crediti deteriorati sarà terminato. Un indennizzo, è comunque il ragionamento dell'ente morale, sarà dovuto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino