Regionali Campania 2020, continua il pressing della Lega su Fi: «Sangiuliano o Tommasetti»

Regionali Campania 2020, continua il pressing della Lega su Fi: «Sangiuliano o Tommasetti»
L'atmosfera è molto tesa nel centrodestra campano, anche dopo l'annuncio di Clemente Mastella, in un'intervista al Mattino, di essere pronto alle «mani...

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L'atmosfera è molto tesa nel centrodestra campano, anche dopo l'annuncio di Clemente Mastella, in un'intervista al Mattino, di essere pronto alle «mani libere» per le regionali dopo l'attacco dei leghisti nella sua Benevento. Si rischia dunque una spaccatura nella coalizione a una settimana dall'arrivo del leader leghista Matteo Salvini a Napoli. «Io lavoro sempre per un centrodestra unito, non dipende solo da me ma anche dagli altri», ha dovuto avvertire ieri il numero uno del Carroccio. La conferma che non c'è ancora intesa sulle regionali, motivo per cui la partita in Campania è apertissima. Ed è tutta una sfida intestina alla coalizione.


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La Lega ambisce a sfatare il tabù del Sud provando a piazzare un proprio uomo alla guida di una Regione o, in subordine, nei grandi Comuni come Milano, Roma e Napoli. Da qui e si presume che Salvini lo ribadirà nel comizio al teatro Augusteo le ipotesi di Aurelio Tommasetti e di Gennaro Sangiuliano. Il primo, ex Rettore dell'Università di Salerno, avrebbe il consenso di tutto il partito e partirebbe avvantaggiato dall'essersi già candidato alle Europee nella fila della Lega. Il secondo, attualmente direttore del Tg2, vanta una lunga militanza a destra e sarebbe sostenuto in particolar modo dall'asse leghista Vincenzo Nespoli-Pina Castiello. Tommasetti sta lavorando alla luce del sole alla elaborazione del programma di governo, mentre Sangiuliano ha ufficialmente smentito una sua discesa in campo. Eppure se ne parla, si susseguono le telefonate tra addetti ai lavori per sondare il terreno su come verrebbe accolta una candidatura a governatore. Da par suo Forza Italia tiene il punto: tutti compatti, al netto di Mara Carfagna e dei sui fedelissimi, su Stefano Caldoro. Berlusconi non intende cedere proprio nella sua ormai unica roccaforte ovvero le regioni meridionali: il 22 marzo convention a Napoli. Nessuno, tra gli azzurri si espone contro l'attuale capo dell'opposizione di centrodestra in Consiglio regionale, ma qualcuno già si accredita con gli stessi Tommasetti e Sangiuliano. Infine, l'altra opzione ancora in campo è quella di Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d'Italia, pronto a guidare la coalizione nel caso in cui non toccasse a Caldoro. Ha sempre manifestato grande lealtà nei confronti dell'ex governatore. Ad aumentare le frizioni, il no della Lega alla ricandidatura di Clemente Mastella a sindaco di Benevento. Da escludere infine che si possa scegliere un esponente della società civile: la partita è tutta interna ai partiti. I tempi per addivenire a una scelta definitiva si allungano. Innanzitutto ci sono le elezioni suppletive per il Senato del 23 febbraio, poi va seguito il dibattito interno al centrosinistra che lavora alla costruzione di un campo allargato in cui far convergere anche il Movimento Cinquestelle. In Liguria, per esempio, Pd e grillini stanno facendo passi avanti in tal senso ma lì il governatore uscente è di centrodestra. Qui la discriminante sulla strada dell'accordo è Vincenzo De Luca.
 

L'orientamento del centrodestra sarà condizionato quindi anche dall'eventualità di una coalizione larga dall'altra parte. Non tutti i moderati sarebbero disposti ad appoggiare un candidato col brand leghista. Con un salviniano a guida del centrodestra, insomma, si guadagnerebbero più voti polarizzando la campagna elettorale o si perderebbe l'elettorato che preferisce toni più pacati? Un quesito determinante ai fini della decisione. Salvini, intanto, sta alzando il tiro e forzando la mano con gli alleati per far diventare la Lega un partito sempre più nazionale. Una mossa che passa anche da Napoli, bisogna vedere a scapito di chi.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino