In piazza per dire no al trasferimento dei reperti archeologici a Comacchio»

Dicono no al trasferimento dei reperti archeologici a Comacchio. «I nostri tesori non devono essere sepolti negli scantinati ma devono dare il loro contributo al turismo e...

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Dicono no al trasferimento dei reperti archeologici a Comacchio. «I nostri tesori non devono essere sepolti negli scantinati ma devono dare il loro contributo al turismo e quindi all’economia della Campania». É stato questo il senso della manifestazione che questa mattina si è tenuta all’ingresso del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un «no» deciso, quindi al trasferimento di reperti importanti provenienti dai siti di Ercolano e Pompei al polo museale di Comacchio.

Anfore, affreschi e statue, secondo le varie organizzazioni di categoria come l'associazione Nazione Napolitana Indipendente e l’associazione Napoli Libera - devono uscire dai sotterranei dei musei partenopei per arricchire il patrimonio artistico e culturale della Campania. Una “manna in termini turistici” dicono le associazioni che ieri mattina hanno protestato contro il trasferimento dei reperti di Ercolano e Pompei al futuro polo museale di Comacchio.


E proprio durante la manifestazione è rimbalzato il fatto che - proprio ieri - durante il consiglio comunale di Castellammare di Stabia, è stato presentato un ordine del giorno votato all’unanimità con il quale si offre la Reggia di Quisisana - residenza borbonica restaurata da poco - come vetrina permanente per i beni di Pompei, Ercolano, Stabia ed Oplonti.  «Il 20 luglio scorso il direttore del Mann e il sindaco di Comacchio hanno firmato il contratto ma chiediamo che venga rivisto: questi pezzi vengono trasferiti a livello gratuito e per Napoli non ci sarà nessun vantaggio - spiegano i manifestanti  - anche per i visitatori, avremo meno turisti in arrivo dal Nord perché avranno già visto i nostri tesori a casa loro. Ma ancora più grave è il fatto che il nuovo polo museale di Comacchio sorgerà grazie ad una deroga al patto di stabilità. Lo stato investe dunque in una zona già ricca». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino