Sono una decina, ci sono i primi nomi. Età mediamente bassa - siamo sulla ventina - profilo comune a considerare certe sfere del tifo organizzato: disoccupati, lavori saltuari,...
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Ora rispondono di rissa aggravata e di lesioni personali, inutile cercare testimonianze da parte dei diretti interessati. Le loro versioni sono seriali. Canovaccio del tipo, «sono stato aggredito, mi sono difeso, non ho visto chi mi ha aggredito, ho solo pensato a difendermi, ho solo pensato a salvare i fratelli che stavano subendo».
Nomi e profili ricavati grazie al lavoro della digos, guidata dal primo dirigente Luigi Bonagura, in uno scenario investigativo che si è arricchito grazie alle immagini delle forze dell’ordine e a quelle pubblicate in questi giorni da siti e giornali. Ma cosa ha scatenato la guerriglia di domenica notte? Questione di metri, questione di spazi - sta emergendo dalle indagini - che in uno scenario come quello della curva A e del tifo organizzato significano tutto.
Una frase ha acceso la miccia: «Tre quattro metri, fatevi tre quattro metri più in là», ha urlato qualcuno scatenando il finimondo. Tutto chiaro? Qui al San Paolo gli spazi sono oro: sono consenso e potere, specie quando si tratta di organizzare traffici di ogni tipo.
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