Roghi tossici, il vescovo Di Donna: «Più controlli sulle aziende sommerse»

Il vescovo Di Donna
ACERRA. Roghi tossici: emergenza nazionale. Dopo i sindaci dell’aversano, anche il presidente della conferenza episcopale campana monsignor Antonio Di Donna si rivolge al...

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ACERRA. Roghi tossici: emergenza nazionale. Dopo i sindaci dell’aversano, anche il presidente della conferenza episcopale campana monsignor Antonio Di Donna si rivolge al governo. “I singoli sindaci e la Regione non riescono a fare fronte a questo fenomeno, allora deve essere il Paese intero che lo deve assumere come emergenza nazionale”, tuona il vescovo di Acerra Di Donna dalla cattedrale, in occasione della sua omelia di Ferragosto.

L’appello a fare presto è pressante visto i continui  incendi appiccati tra Acerra ed i comuni limitrofi. Il prelato riconosce l’impegno dei ministri dell’Interno e  per il Sud, Lamorgese e Carfagna, che hanno promesso più fondi per il controlllo del territorio, ma non lo ritiene ancora sufficiente. “Serve a poco, bisogna agire sulle cause del fenomeno e rimuoverle, su quello che produce questi rifiuti, e cioè il lavoro nero, sommerso.”, ammonisce  monsignor Di Donna. L’indice è puntato su quelle fabbriche del sommerso che illegalmente e continuamente sversano i propri scarti industriali dandoli poi alle fiamme. “Si uniscano le forze, a partire dai diversi ministeri incaricati del governo: che non giochino a rimbalzare la palla l’uno all’altro, si facciano carico di una proposta seria: non solo controlli sul territorio, la vigilanza certo, ma bisogna controllare le aziende e le fabbriche, dove vanno a buttare, che fine fanno i rifiuti che producono“, taglia corto monsignor Di Donna. 

E l’appello del presidente della CEI Campana, altrettanto pressante, è rivolto anche alla Regione: “vengano fatti degli impianti per smaltire questo tipo di rifiuti in modo legale e trasparente. E si riducano i costi dello smaltimento, perché se un’azienda, che già stenta a lavorare e a tenere dei lavoratori, deve poi pagare un prezzo molto costoso per smaltire in maniera legale i rifiuti che produce, è tentata di farlo in maniera illegale”.

Poi il prelato indirizza i suoi strali anche verso la mancanza di partecipazione democratica ad Acerra.  «Una città non addormentata è quella città in cui i governanti non si arroccano nella torre d’avorio del consenso ricevuto, ma ricercano il confronto umile, sincero con i cittadini, nelle piazze, nelle strade e non solo su Facebook o sui mezzi Social», ammonisce monsignor Di Donna.
Stavolta l’indice è puntato verso quei provvedimenti adottati dagli amministratori locali senza alcun confronto con la città che viene solo informata, a cose fatte, tramite Facebook. Il riferimento palese del vescovo di Acerra va verso il provvedimento adottato dal Comune per allestire in un’ala del primo circolo didattico gli uffici del commissariato di ps. Una decisione avversata fortemente dal mondo della scuola, ma anche verso la possibile delocalizzazione del liceo musicale in un altro Comune. 


«Una città che guarda al futuro, capace di alzarsi in piedi, è quella città che si conquista il gusto della partecipazione democratica, dove il popolo non è suddito ma è cittadino», ammonisce monsignor Di Donna. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino