Rosa Alfieri uccisa a Grumo Nevano, l'assassino in tribunale: «Avevo un mostro nella testa, chiedo scusa alla famiglia»

L'imputato in aula: colpa della droga, sono un tossico dipendente all'ultimo stadio

Rosa Alfieri uccisa a Grumo Nevano, l'assassino in tribunale: «Avevo un mostro nella testa, chiedo scusa alla famiglia»
«Ho ucciso  Rosa, ma non ero io. Quel giorno avevo un mostro nella mia testa e voci che mi dicevano devi uccidere. Colpa della droga perché sono un tossico...

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«Ho ucciso  Rosa, ma non ero io. Quel giorno avevo un mostro nella mia testa e voci che mi dicevano devi uccidere. Colpa della droga perché sono un tossico dipendente all’ultimo stadio. Per questo chiedo scusa alla famiglia di Rosa e anche a Dio». Sono le dichiarazioni spontanee di Elpidio D’Ambra, il trentunenne di Grumo Nevano reo confesso dell’omicidio, rese nel corso della terza udienza del processo che lo vede imputato del reato di omicidio volontario di Rosa Alfieri davanti alla seconda sezione della Corte di assise di Napoli. Un colpo a sorpresa in un’udienza che è stata brevissima, e che ho avuto anche un colpo di coda nelle dichiarazioni dell’imputato. 

L’uomo ha dichiarato di essersi consegnato ai due agenti nella sala del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta, dove si era recato in seguito a malumori scatenati dopo l’assunzione di un micidiale mix di crack e cocaina. 

«Parole inaccettabili, prive di ogni vero fondamento di pentimento, dette solo per mitigare la sua posizione processuale», ha commentato a caldo Vincenzo Alfieri, il papà della vittima presente all’udienza che ha aggiunto: «Delle sue scuse non sappiamo che farcene, ma lui deve sapere che con il suo comportamento e per quello di malvagio che ha fatto ha piantato nel cuore di tutti i familiari di rosa un coltello in una ferita che sanguina e sanguinerà per sempre». Prossima udienza fissata per il 28 novembre. 

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Il Mattino