Salma trafugata al Cardarelli. L'intervista al medico. «Minacciato con un estintore: dotto', cancellate quel certificato»

Salma trafugata al Cardarelli. L'intervista al medico. «Minacciato con un estintore: dotto', cancellate quel certificato»
«Paura? Più che paura parlerei di terrore allo stato puro». Parla il neurochirurgo che era in reparto la notte dell'assalto. Ovvero il medico che ha redatto il certificato...

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«Paura? Più che paura parlerei di terrore allo stato puro». Parla il neurochirurgo che era in reparto la notte dell'assalto. Ovvero il medico che ha redatto il certificato di morte di Gennaro Cotroneo scatenando l'ira dei parenti del defunto che pretendevano la cancellazione dell'attestato e la restituzione della salma.








Luigi Annichiarico, medico di grande esperienza, impegnato da anni nella grande emergenza del Cardarelli, è dunque il medico che la notte tra il 18 e il 19 agosto era di guardia in Neurochirurgia. Durante le ore notturne il turno di guardia copre anche la attigua Neurologia, al Terzo piano del Dea, il dipartimento delle emergenze in prossimità del Pronto soccorso.



Dottore che cosa è successo quella notte?

«Era da poco passata l'una, non ricordo l'orario preciso. Ero nel mio reparto quando sono stato chiamato in neurologia perchè una paziente era stata colta da crisi convulsiva. Mentre ero nella stanza della donna, impegnato ad assisterla sono stato nuovamente chiamato al letto 10. Mi è stato detto che era deceduto un paziente ed io dovevo costatarne la morte».



....





Nella stanza, accanto al morto, chi c'era?

«Una donna, forse sua moglie, e qualche altro parente. Si disperavano, comprensibilmente. A quel punto mi sono fatto portare la scheda di morte. In gergo medico si chiama ”scheda Istat”. È un documento che si compila e si invia per la trasmissione al ministero. La stavo, dunque, compilando quando mi si è avvicinato un uomo. Si capiva che le sue intenzioni non erano affatto amichevoli. Infatti mi ha urlato contro: ”Dottò cancellate subito 'sto certificato, ca nuje a Gennaro ce lo portiamo a casa”».



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