Una festa nella festa. Per il Santo Patrono e per la città. Riapre dopo due anni di lavori di restauro la cappella di...
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Riapre dopo due anni di lavori di restauro la cappella di san Catello in Concattedrale.
L'opera d'arte (costruita ex novo dall'architetto Rispoli dal 1879 al 1833 con la benedizione del presule Vincenzo Maria Sarnelli) che accoglie la statua lignea seicentesca del protettore degli stabiesi, conosciuto come santo dei "forestieri", sarà benedetta il 18 gennaio alle 18.30 in chiesa alla presenza dell'arcivescovo monsignor Francesco Alfano. E il 20 alle 20 presentata alla città.
Due appuntamenti a cavallo della festività di san Catello(il 19 gennaio con la processione solenne nel centro antico e la messa nella chiesa madre alle 18.30) per dar il giusto risalto all'evento di recupero seguito da Angela Schiattarella della Sovrintendenza alle belle arti della provincia di Napoli, e da don Pasquale Vanacore dell'ufficio beni culturali della Diocesi sorrentino-stabiese con il contributo ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La cappella, di pianta centrale (nella quale sono tumulati i resti di monsignor d'Arco e monsignor Petagna, entrambi in odore di santità) è caratterizzata da una volta affrescata dal maestro Vincezo Paliotti che dipinse l'ingresso in cielo di san Catello offerto a Cristo dall'Arcangelo san Michele. Alla base della cupola, nei quattro pennacchi che sorreggono il tamburo, sono rafigurate le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza.
Sull'arco d'ingresso, invece, c'è l'apparizione dell'Arcangelo san Michele ai santi Catello e Antonino sul monte Aureo.
Entusiasta don Antonino d'Esposito, parroco della Concattedrale che ringrazia gli architetti Morvillo e Cimmino e invita i cittadini all'apertura dello spazio ritornato all'antico splendore. " E' stata rispettata l'autenticità e la bellezza degli stucchi e delle dorature, offuscati da inopportuni interventi riparatori-spiega il giovane presule- e alterati dal degrado, come per esempio la mandorla di cherubini che circonda Cristo effigiato in cupola, ripristinando l'identità storica e l'unicità artistica del luogo. Un capolavoro d'arte sacra che merita di esser di nuovo aperto al pubblico e di accogliere il nostro Santo".
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Il Mattino