San Gennaro, lunga attesa per il miracolo di dicembre e un monito: non è folclore

Il miracolo laico del patono di Napoli

Il miracolo laico di San Gennaro
Il miracolo di dicembre s’è compiuto. C’è voluto un po’ affinché il sangue di San Gennaro si liquefacesse: lo scioglimento è stato...

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Il miracolo di dicembre s’è compiuto. C’è voluto un po’ affinché il sangue di San Gennaro si liquefacesse: lo scioglimento è stato annunciato alle 10,36, al termine della funzione religiosa e dopo che le “parenti” avevano lungamente pregato il patrono perché ripetesse il prodigio ancora una volta, in quello che comunemente viene definito “miracolo laico” che si verifica nella Cappella del Tesoro, e non nel Duomo.

Stavolta il racconto non seguirà la sequenza degli eventi, partiamo dalla fase centrale, quella della funzione religiosa celebrata dall’abate della Cappella del Tesoro di San Gennaro, monsignor Vincenzo De Gregorio. Assieme ai rappresentanti della Deputazione, il monsignore aveva prelevato la teca dalla cassaforte nella quale viene custodita quando non viene esposta ai fedeli. Dopo aver recuperato la teca che contiene il sangue di San Gennaro, De Gregorio aveva rasserenato i fedeli: «È ancora solido ma sembra in fase di scioglimento».
Poi c’è stata la funzione religiosa durante la quale l’abate della cappella del Tesoro di San Gennaro, senza usare mai parole forti, ha voluto lanciare il suo monito ai fedeli e all’intera città di Napoli cercando di chiarire il significato del prodigio della liquefazione:

«C’è sempre il rischio che San Gennaro diventi pizza e mandolino, feticcio per avere fortuna - ha detto monsignor de Gregorio - invece la festa di San Gennaro è esclusivamente in virtù di quello che celebriamo: la morte in croce di Gesù. Chiediamo al martire San Gennaro che la sua testimonianza di vita, fino al sangue, ci tuteli e ci incoraggi». Insomma, un messaggio chiaro: non facciamo che il prodigio diventi solo una maniera scaramantica per capire se il futuro sarà positivo o meno; non trasformiamo anche la fede nel santo patrono della città in un evento oleografico come lo sono la pizza e il mandolino. 

San Gennaro va venerato per il sacrificio che ha segnato la sua vita da cristiano, non per i presunti segnali di buona sorte che derivano dal miracolo.

Nella cappella del tesoro di San Gennaro, in attesa del miracolo di dicembre, fin dal primissimo mattino le donne fedeli, le “parenti” del santo, hanno iniziato le loro preghiere destinate a indurre il patrono allo scioglimento del sangue. 

Quello di dicembre e l’ultimo “miracolo” dell’anno in ordine di tempo, dopo quello che avviene a maggio (nel sabato che precede la prima domenica del mese) e quello del 19 settembre, data in cui, secondo il calendario della cristianità, si festeggia proprio San Gennaro. Viene chiamato miracolo “laico” perché l’evento non si verifica nel Duomo di Napoli ma nella cappella del tesoro che è un presidio laico (è gestita dalla deputazione di San Gennaro) all’interno del Duomo. La data del 16 dicembre è legata a uno storico evento di fede: proprio in questa data di metà dicembre, nel 1631, secondo la tradizione, le teche che contengono il sangue fermarono la lava del Vesuvio.

Nel 1631, dopo 130 anni di quiete, il vulcano si risvegliò e si aprì una bocca dalla quale una poderosa colata di lava scivolava in direzione della città. I fedeli chiesero l’intervento del Santo, La statua venne portata in processione fino a via Ponte dei Granili. In quel luogo il vescovo prese le teche con il sangue che, d’improvviso, si sciolse e in quello stesso momento le bocche eruttive smisero di produrre lava. Nel luogo dove si verificò quel miracolo c’è ancora oggi una statua del Santo.


Ieri mattina, in rappresentanza del sindaco, che è al vertice della deputazione di San Gennaro, c’era l’assessore al turismo Teresa Armato che ha assistito alla celebrazione e ha applaudito assieme ai fedeli quando il fazzoletto bianco ha annunciato lo scioglimento del sangue Leggi l'articolo completo su
Il Mattino