Operazione san Gennaro, ultimo atto. Sta per calare il sipario sul lungo braccio di ferro che per mesi ha mobilitato i devoti napoletani, laici e credenti. A suggellare la fine...
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Il sigillo ministeriale supera di fatto la questione sollevata con il famigerato precedente decreto dello scorso gennaio che equiparava la Deputazione a una fabbriceria, minando la natura completamente laica della nobile assemblea, imponendo l’ingresso di quattro rappresentanti della Curia, e che scatenò il putiferio con le proteste dei napoletani, popolo al fianco dell’antica aristocrazia che dal Cinquecento custodisce le reliquie e il tesoro di san Gennaro. Ci fu un’impugnazione del decreto per la quale sono ancora pendenti due ricorsi in opposizione davanti al Tar della Campania, uno da parte della Deputazione e un altro da parte di alcuni deputati. Naturalmente con l’approvazione dello Statuto i ricorsi decadranno.
«Il nuovo regolamento, di fatto, ribadisce la laicità della Cappella e la sua attuale natura sui generis» spiega Riccardo Imperiali di Francavilla, delegato della Deputazione agli affari giuridici «confermando la sua appartenenza alla città di Napoli e il ruolo della Deputazione come organo di governo che elegge i 12 membri che la compongono«. A presiederla è il sindaco pro tempore della città. La Cappella opererà in spirito di collaborazione con l’arcivescovo di Napoli, nominato delegato apostolico dalla Bolla di Pio XI del 15 agosto 1927. In sostanza, passa lo Statuto che la Deputazione aveva elaborato e che il cardinale non aveva mai gradito. È stata fatta appena qualche piccola correzione. La scelta dei deputati rimane una prerogativa interamente laica, ma viene sottoposta al cardinale per il gradimento. È la ratifica, messa per iscritto, di una procedura informale già in vigore da tempo.
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Il Mattino