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Riaprire il pronto soccorso del San Giovanni Bosco, come richiesto a chiare lettere dall'unità di crisi regionale, non sarà facile. Il presidio della Doganella, dopo la parentesi Covid durata dal dicembre dello scorso anno, da giugno ha riaperto i battenti per le attività ordinarie ma funziona a scartamento ridotto senza pronto soccorso e solo per i reparti di Medicina, con la Cardiologia ridotta al lumicino dopo il pensionamento del primario Paolo Capogrosso e la fuga degli specialistici del suo gruppo, un solo turno coperto in ortopedia, la radiologia e il laboratorio in funzione solo per le urgenze, la rianimazione rimaneggiata con soli 4 anestesisti a disposizione delle chirurgie a loro volta limitate a una sola seduta mattutina, dal lunedì al venerdì, a turno ogni mattina.
Dopo una riunione dei vertici Asl lunedì scorso il nodo delle riaperture degli ospedali nel post Covid (c'è anche il Loreto da riativare), sarà affrontato mercoledì 13 ottobre con i sindacati del comparto e della dirigenza medica in due riunioni programmate rispettivamente alle 14 e alle 16.
Intanto la direzione strategica della Asl Napoli 1 dopo aver tentato, invano, la strada delle convenzioni con altre azienda sanitarie e ospedaliere per reclutare unità di personale nelle aree scoperte (anche in altri presidi) ora ci riprova giocando la carta dell'autoconvenzionamento di personale interno.
Quello della carenza di personale medico di emergenza e di anestesisti è un problema la cui portata investe in maniera acuta servizi salvavita come il 118, e sostanzialmente tutte le prime linee di tutti gli ospedali di Napoli e della Campania e anche di altre regioni. Ben 560 posti e borse di specializzazione nella disciplina in Italia sono andati vacanti e non assegnati e 180 borse per anestesisti non sono state assegnate. A ciò si aggiunga il continuo stillicidio di personale formato e in trincea da anni che, in assenza di incentivi e tutele ad hoc, ora che si sono aperti i concorsi, dopo dieci anni di digiuno per il Piano di rientro, preferisce in Campania ripiegare sulle attività di reparto in altre discipline equipollenti. Quanto basta per capire quanto questa questione sia diventata una priorità da affrontare con tutti gli strumenti possibili e di cui prendere consapevolezza per tempo considerando i tempi lunghi per la formazione di nuovi specialisti, prima che la situazione diventi esplosiva. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino