San Paolo Bel Sito. La Madonna si inchina davanti alla casa del boss, il sacerdote abbandona la processione togliendosi tonaca e stola. E il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, lo...
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San Paolo Bel Sito, frazione Livardi. Qui, domenica pomeriggio si è celebrata la festa della Madonna del Rosario. Don Fernando Russo, il sacerdote rapper che ha già ricevuto anonime minacce di morte, dice messa nella Congrega del Santissimo Rosario. Dopo l'amen parte il corteo con la statua della Vergine portata in spalla dai fedeli lungo le strade del piccolo borgo. Un centinaio di persone partecipano al rito e tra loro anche i personaggi noti alle cronache. Ad un certo punto una delle donne che ha organizzato la festa per la Madonna si avvicina al parroco ed annuncia una sorpresa: «Don Fernà tra poco la Madonna si ferma. C'è un soprano che canterà l'Ave Maria».
Il sacerdote borbotta, ma poi cede: «Meglio che non faccio storie - dice a se stesso. Ho già cancellato troppi privilegi». Non immagina, però, don Russo che l'omaggio alla Madonna avviene proprio in prossimità della zona in cui abita la famiglia nota alle forze dell'ordine per fatti di camorra. Poi però la statua arriva alla meta, allo slargo di via Cupa. La processione si ferma, il soprano comincia a cantare e la statua viene rivolta verso il vicolo in fondo al quale si intravede la villa della famiglia del boss. Il maresciallo dei carabinieri della stazione di San Paolo Bel Sito si gira di scatto e comincia a scrivere mentre il sacerdote scuro in volto si allontana velocemente verso la chiesetta. Cammina in fretta ed intanto si toglie da dosso, con stizza, i paramenti sacri. Prima la stola, poi la tonaca. Lascia tutto lì nella congrega e va via senza batter ciglio. La processione intanto riprende senza di lui e si conclude dopo poche centinaia di metri. Dopo, è un via vai di persone che chiede spiegazioni al parroco. «Mi hanno chiesto il motivo del mio gesto ed io l'ho spiegato parlando di un atto di prepotenza. Penso di aver parlato a persone intelligenti che hanno subito compreso».
E a comprendere le sue ragioni è stato prima di tutto il vescovo di Nola Beniamino Depalma che, dopo aver pubblicamente espresso la propria solidarietà a don Fernando Russo, si è scagliato duramente contro un malcostume per il quale ha già annunciato che andrà a fondo. «Risponderò al gesto di prepotenza - annuncia il presule dal sito della diocesi - Nell’ascoltare il tuo racconto - scrive Depalma rivolgendosi al parroco di San Paolo Bel Sito, 3500 anime - ho percepito il dolore che in quanto pastore di quella comunità hai provato nel vedere il suo gregge procedere come se non avesse una guida. La doverosa disponibilità pastorale, in merito alla pietà popolare, non può infatti tradursi in pigra e interessata connivenza altrimenti si riduce a messa in pratica di riti, anche antichi, ma deformati, svuotati, ridotti a pratiche superstiziose o nell'illusoria convinzione che dimostrare di avere il governo del culto - e quindi poter decidere la sosta di una statua – sia segno della benevolenza di Dio».
Parole durissime a sostegno di un sacerdote che ha fatto della battaglia ad ogni forma di mentalità camorristica una missione.
Il Mattino