Priorità alla rete dell’emergenza-urgenza, in particolare al Cardarelli e all’Ospedale del Mare, che aprirà i battenti tra pochi mesi. Ma ci sarà...
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Al termine dell’incontro, a cui hanno partecipato anche il subcommissario Claudio D’Amario e il consigliere per la sanità Enrico Coscioni, è dunque arrivato l’atteso via libera alle assunzioni. Per la prima volta dopo anni sarà assicurata la copertura del cento per cento del personale medico e infermieristico che ha lasciato il servizio al 31 dicembre 2015 mentre negli anni precedenti, a causa del forte indebitamento (progressivamente ridotto e poi azzerato dalla precedente amministrazione), lo sblocco del turn over è sempre stato solo parziale, tant’è che tra il 2013 e il 2014 le assunzioni sono state appena 500. Pochissime per una regione che in dieci anni ha dovuto rinunciare a quasi 10mila unità, sottratte agli organici di aziende sanitarie e ospedaliere. Ciò ha determinato inevitabilmente grandi difficoltà, specie nei reparti in trincea, e la progressiva riduzione della qualità dell’assistenza, come confermano le classifiche che vedono la Campania sempre in coda per i livelli essenziali di assistenza. Sì, perché di fronte alla mannaia del turn over finora manager e commissari di Asl e nosocomi hanno provato a riempire i buchi in organico ricorrendo a straordinari e doppi turni, che paradossalmente hanno fatto lievitare i costi. Sarebbe stato cioè maggiormente conveniente dal punto di vista economico assumere giovani medici e infermieri piuttosto che ricorrere agli straordinari, contrattualmente più onerosi per le aziende. Senza contare che doppi e tripli turni hanno messo a dura prova la resistenza del personale in servizio.
L’altra faccia della medaglia sono naturalmente gli sprechi e le diseconomie, determinati da errori e problemi organizzativi ma talvolta anche da una precisa volontà politica. E infatti se da un lato i reparti soffrivano per la mancanza di dipendenti, in particolare di figure cruciali come ad esempio anestesisti e rianimatori, dall’altro le figure apicali e gli incarichi dirigenziali lievitavano: stando all’indagine della Corte dei Conti venuta alla luce nei giorni scorsi, sono stati retribuiti 523 incarichi di primari e pagate 1915 indennità di dirigenza in eccedenza rispetto alla dotazione organica. A conti fatti, questo sistema avrebbe determinato sprechi per 16 milioni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino