«Non è vero che Napoli è diventata un luogo dove le piazze sono diventate piazze della legalità. È una menzogna populista. Questa semmai...
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Poi l’affondo: «Saviano in realtà non conosce Napoli, né vive Napoli. Molto facile fare l’osservatore esterno». Puntate di fioretto e colpi duri, tra lo scrittore e il sindaco. In una polemica che scava un solco profondo. Tra chi guarda puntando i riflettori sulla criminalità, una posizione su cui ha costruito un ruolo non solo intellettuale. E chi molto spesso va al di là del reale nel descrivere una città solo positiva. Le posizioni sono così estreme che non possono non confliggere. E così ieri al Cam di Casoria, il museo che ha intitolato una sala a Saviano, lo scrittore attacca: «La politica mente quando parla di piazze liberate, Napoli non è tutta cielo e sole».
L’obiettivo è chiaramente de Magistris, su cui Saviano insiste: «Non è vero che la città è diventata un luogo dove le piazze sono state sottratte allo spaccio e sono diventate piazze della legalità. È una menzogna populista. Con prudenza bisognerebbe dire che si stanno facendo sforzi. E invece si arriva ad affermare che si sta cambiando il volto della città. Non è vero. Si dice che si stanno creando nuove risorse e non è vero. Questa semmai è l’intenzione ed è una cosa tipica da caudillo confondere il proclama con la realizzazione. A Napoli si continua ad avere paura, a sparare, ad avere un’economia legata al narcotraffico, ad avere disoccupazione. Questo non significa che sia tutta colpa dell’attuale amministrazione né che un sindaco possa risolvere ogni cosa. Ma non bariamo».
La risposta non poteva che arrivare con le stesse caratteristiche: formalmente corretta ed estremamente dura. «Saviano? Opinioni legittime.
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Il Mattino