«Ora ti taglio tre dita e gliele porto a tua madre. Poi se tua madre ha chiamato le guardie, con queste pistole prendiamo e ti spariamo». Sembra la sceneggiatura di...
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La descrizione dell'accaduto, esposta ai militari , è contenuta delle cento pagine dell'ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip di Napoli Fabrizio Finamore ha disposto la custodia cautelare in carcere per quindici persone ritenute affiliate ai clan Lo Russo, Amato Pagano e Vinella Grassi, alleatisi per autofinanziarsi con il rapimento dell'operaio che guadagna appena 1100 euro al mese ma la cui famiglia , secondo le informazioni in possesso dei clan, ha una certa disponibilità finanziaria. La vittima, dopo essere stata circondata da due scooter e tre moto mentre era a bordo della sua Fiat Panda, è stata sequestrata e condotta in una sorta di garage. Lì si trova seduta e legata con una corda quando i due sequestratori, preoccupati dal fatto che la madre potesse denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine, iniziano a minacciarla.
Qualche minuto prima uno dei rapitori aveva tentato di ustionargli il palmo della mano con un accendino: «...lo vedi, a me piace di accendere la gente e se tua madre ha chiamato le guardie tu muori appicciato (»dato alle fiamme«, ndr)», gli dice e poi, ancora, «se tua madre ha chiamato le guardie, gli ultimi 5-6mila euro li userà per atterrarti». Alla fine, dopo una trattativa con la famiglia, i sequestratori, dall'iniziale richiesta di 50mila euro si «accontentano» di 40mila euro: 30mila versati subito e i restanti 10mila dopo la liberazione dell'operaio, che avviene al termine di diverse ore di terrore chealla vittima saranno sembrate una eternità.
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Il Mattino