Tempi stretti, anzi strettissimi, per liberare le Vele di Scampia. Quella intrapresa dal Comune di Napoli per riuscire a buttare giù il simbolo del degrado di Scampia...
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Anche in questo caso la questione è complessa e va ricostruita con attenzione. Partendo da una premessa: solo 138 degli appartamenti realizzati a Scampia, sono stati assegnati ad abitanti delle Vele già regolarizzati in base alla legge regionale 13 del Duemila, gli altri devono essere ancora destinati a famiglie che al momento fanno parte della schiera degli abusivi.
Il 29 dicembre su sito del Comune è stato pubblicato un bando pubblico «per l'assegnazione in locazione 40 alloggi di edilizia residenziale pubblica per situazioni di emergenza abitativa riservato agli attuali residenti nelle Vele di Scampia». Nel testo si precisa che la delibera 404 sull'emergenza abitativa è stata inviata alla Regione che non ha mai risposto e poi si prende atto che «molti nuclei familiari residenti nelle Vele di Scampia, non aventi diritto al reinsediamento negli alloggi di nuova costruzione, versano in una situazione di emergenza abitativa».
E poi si elencano i requisiti per partecipare al bando tra questi (punto I) c'è quello di «non essere destinatari di provvedimenti giudiziari e amministrativi pendenti e definitivi ostativi all'assegnazione dell'alloggio». Ma già su questo punto si sono aperte le prime crepe. Il Tar, infatti, ha accolto il ricorso di alcuni condannati in prima istanza per associazione camorristica: questi si erano rivolti al tribunale amministrativo impugnando il rifiuto dell'amministrazione di regolarizzarli. A loro parere il no del Comune non era giustificato in assenza di condanna definitiva. Se i magistrati ordinari dessero ragione ai pregiudicati anche nel merito, anche in futuro potrebbero aspirare a diventare inquilini degli enti pubblici tutti i malavitosi condannati «solo» in primo e in secondo grado.
Non solo: diventerebbe inapplicabile il comma 46 dell'articolo 1 della legge regionale del 2013 che prescrive agli enti pubblici di richiedere le certificazioni dei carichi pendenti.
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