Scippò e ridusse in fin di vita Francesca: condannato a 7 anni

Scippò e ridusse in fin di vita Francesca: condannato a 7 anni
Sette anni e sei mesi. Questa la pena che il tribunale di Napoli Nord ha comminato, con il gup Debora Angela Ferrara, a Cristian Shiro De Luca, sottoposto, nella mattinata di...

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Sette anni e sei mesi. Questa la pena che il tribunale di Napoli Nord ha comminato, con il gup Debora Angela Ferrara, a Cristian Shiro De Luca, sottoposto, nella mattinata di ieri, a processo con rito abbreviato. Il giovane, noto alle forze dell’ordine quale «scippatore seriale», originario di Villa Literno, nella notte tra il 13 e 14 settembre scorso, in compagnia di un complice (Alessandro Bocchino, anch’egli di Villa Literno, pregiudicato, in attesa di processo, a piede libero), ridusse in fin di vita la studentessa lavoratrice di 23 anni, Francesca di Donato, originaria di Sant’Antimo, ma residente da tempo a Trentola Ducenta, che sino a pochi minuti prima aveva lavorato in uno dei locali più frequentati della movida aversana di via Seggio.




La giovane tentò di opporsi allo scippo della borsa per non perdere un libro universitario sul quale stava preparando un esame. Oltre al testo solo pochi euro e i documenti. Gli uomini del commissariato di Aversa che, coordinati dal dirigente Paolo Iodice, avevano sin dalle prime ore successive all’episodio, individuato i due giovani, anche grazie ad una famigerata Fiat Punto di colore scuro e ad alcuni fotogrammi di telecamere di videosorveglianza degli esercizi commerciali, hanno, infatti accertato che il giovane ha compiuti almeno altri tre scippi con le stesse modalità in quello stesso posto, alla confluenza di via Seggio con piazza Marconi.



Nei tre casi precedenti, per fortuna delle vittime, si era avuto «solo» lo scippo, senza conseguenze fisiche per i bersagli. De Luca fu arrestato a Sassuolo, in Emilia, dove aveva trovato rifugio. Il giovane, immediatamente dopo l’ultimo scippo, quando ha intuito che l’avevano fatta grossa e che stava per essere arrestato, ha raggiunto il comune emiliano (dove aveva dei conoscenti) senza portarsi dietro nemmeno il telefonino cellulare per non lasciare tracce dietro di se.



Quando gli agenti lo individuarono in un bar del paese, mentre era intento a giocare a poker con alcuni compaesani immigrati al Nord, dapprima cercò di scappare. Poi, una volta bloccato, cercò di cavarsela provando a rifilare agli agenti, giunti da Aversa, un falso nome. Ma lo stratagemma fallì e per lui si aprirono le porte del carcere. La vicenda, che all’epoca destò tantissimo scalpore, si conclude, almeno per il momento, come sottolineato anche dai vertici locali della polizia, con una condanna che può definirsi senza dubbio esemplare. Sette anni e mezzo con il rito abbreviato corrispondono a dodici anni di una condanna normale, oltre ad una multa, come da richiesta del pubblico ministero presso la procura aversana Diana Russo.



Una condanna tanto più giusta se si pensa che la povera Francesca Di Donato, la studentessa – lavoratrice vittima dello scippo, a cinque mesi da quell’episodio non si è ancora ripresa del tutto, sia fisicamente che psicologicamente.

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Il Mattino