Scontri Napoli-Union Berlino e città devastata, subito liberi i teppisti tedeschi

Il gip: niente cella, ma dovranno lasciare Napoli

Gli scontri a Napoli
Non restano in cella. Sono stati scarcerati, dopo appena tre giorni dalla devastazione di una parte del centro storico. Lo ha stabilito il gip nei confronti degli undici teppisti...

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Non restano in cella. Sono stati scarcerati, dopo appena tre giorni dalla devastazione di una parte del centro storico. Lo ha stabilito il gip nei confronti degli undici teppisti giunti a Napoli per seguire - lo scorso mercoledì pomeriggio - il match degli azzurri contro la squadra dello Union Berlino.

Per loro una sola prescrizione: non possono rimanere in città, dovranno lasciare Napoli. Non passa la linea della Procura, nonostante la gravità delle accuse mosse nei confronti degli undici teppisti. Non bastano le accuse di devastazione, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, reati consumati tra lunedì e martedì scorsi.

In sintesi, la Procura aveva chiesto la custodia in carcere, mentre il giudice ha escluso i gravi indizi per il reato di devastazione e ha applicato la misura del divieto di dimora nel capoluogo campano per la sola ipotesi di danneggiamento. Accolte le istanze difensive degli avvocati Serena Improta, Giovanni Adami, Daniele Tuffali. Possibile, dopo aver letto le motivazioni, ricorso in appello, alla luce di una dettagliata informativa della Digos del primo dirigente Antonio Bocelli.

«Erano in coda al corteo e si sono rifugiati nel pub solo per sfuggire a una carica delle forze dell'ordine ma il locale ha spazi ristretti e loro erano in tanti per cui ci sono stati dei danni che però i tifosi si sono detti pronti a risarcire»endono noto i tre avvocati italiani Daniele Tuffali, Giovanni Adami e Simone Bonaldi. Per tutti gli ultras è stato disposto il divieto di dimora nella provincia di Napoli e ora sono in procinto di ritornare in patria. «Il loro arresto - hanno concluso gli avvocati - avviene prima degli scontri più gravi. Inoltre al giudice hanno anche sottolineato di non essere parte delle frange del tifo estremo tedesco». 

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Il Mattino