Scuola, è allarme risorse al Sud: «Nel Mezzogiorno un anno in meno tra i banchi»

Rapporto Svimez, il gap dell’istruzione: «Qui spesa pro capite più bassa del Nord»

Banchi di scuola
Forcella come paradigma del divario tra Nord e Sud sul tema scuola e istruzione: è quanto emerso dall’incontro ”Un Paese, due scuole”, promosso da...

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Forcella come paradigma del divario tra Nord e Sud sul tema scuola e istruzione: è quanto emerso dall’incontro ”Un Paese, due scuole”, promosso da L’Altra Napoli onlus e da Svimez, che si è svolto presso La Casa di Vetro. Al dibattito, moderato dal giornalista de Il Mattino Nando Santonastaso, sono intervenuti Adriano Giannola e Luca Bianchi, rispettivamente presidente e direttore Svimez; Antonio Fraschilla, giornalista e scrittore; il vicesindaco Laura Lieto; Antonio Lucidi, vicepresidente L’Altra Napoli; Roberto Velardi, presidente associazione Amici di Carlo Fulvio Velardi; Stefania Colicelli, dirigente scolastica istituto Ristori; Marina Rippa, dell’associazione Femminile plurale; in video collegamento Viola Ardone, scrittrice, e Clementina Cordero di Montezemolo, presidente associazione Yolk. In sostanza nascere al Sud anziché al Centro-Nord significa “perdere” un anno di scuola tra mensa e tempo pieno mancati e l’assenza di palestre per il 66% degli allievi delle scuole primarie; dato, quest’ultimo, che concorre all’obesità di cui soffrono quasi un ragazzino del Mezzogiorno su tre. 



Carla e Fabio sono due bambini italiani: la prima vive a Firenze, l’altro a Napoli. Hanno entrambi 10 anni e frequentano la quinta elementare. Ma mentre alla bimba lo Stato ha garantito 1.226 ore di formazione, il coetaneo napoletano non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno. Sono i dati che emergono dal rapporto Svimez, secondo cui i servizi socio-educativi per l’infanzia sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali. Nel Meridione circa 650mila alunni delle scuole primarie statali non beneficiano di alcun servizio mensa e di questi 200mila sono campani.

Riguardo al tempo pieno solo il 18% degli alunni del Sud vi accede rispetto al 48% del Centro-Nord. Circa 550mila alunni delle primarie al Sud frequentano scuole senza palestra, di cui 170mila sono campani. Una fotografia allarmante che sottolinea un progressivo disinvestimento dell’istruzione nelle regioni meridionali. Significativo è il rapporto tra spesa e studenti, dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Lo scarto è ancora più significativo, se si guarda alla sola spesa per investimenti: 34,6 contro 51 euro per studente. 

«Per contrastare queste dinamiche occorre invertire il trend di spesa - dichiara Bianchi - il Pnrr è l’occasione per colmare i divari. La priorità è rafforzare il sistema di istruzione nelle aree più marginali garantendo asili nido, tempo pieno, palestre. Questo è il meccanismo, opposto a quello dell’autonomia differenziata. Se rinunciamo a fare investimenti sulla scuola rinunciamo a fare uguaglianza». «Si parla di due scuole perché il sistema scolastico nel Sud, rispetto al resto d’Italia, è carente sotto il profilo delle strutture, della capacità di attrarre i giovani - rimarca Lucidi - perché ha maglie larghe e troppo spesso non riesce a contrastarne l’abbandono degli studi e la scuola non riesce a trovare sbocchi nel mercato del lavoro».

Critico verso il governo in tema di autonomia è il presidente della Regione Vincenzo De Luca: «Punta a portare fondi dal Sud al Nord e i rischi maggiori sono per scuola e sanità pubblica». Parlando poi della chiusura di 170 scuole in Campania, ribadisce: «Abbiamo fatto ricorso contro quella decisione. Iniziative irresponsabili di chi taglia anziché preoccuparsi di ampliare il tempo pieno e il personale scolastico, che così sarà ridotto. Nella legge nazionale di bilancio - aggiunge - non è stato finanziato il piano triennale di edilizia scolastica. Noi proseguiamo intanto con Scuola Viva, finanziata per i prossimi anni con altri 100 milioni di euro per centinaia di scuole che fanno apertura pomeridiana coinvolgendo 500mila studenti e 3mila lavoratori». 

«Ho tre figli di 27, 22 e 21, ma oggi mi sento realizzata grazie a questo laboratorio teatrale». A parlare è Anna Manzo, 49 anni, una delle donne che fanno teatro a Forcella con le operatrici di Femminile plurale. «Ho lasciato presto la scuola - racconta Anna - perché dovevo lavorare nella salumeria dei miei genitori. Il laboratorio mi ha dato la possibilità di riprendere gli studi imparando a usare il linguaggio del mio corpo, contemporaneamente ho cresciuto i miei figli, oggi laureati».

«Da noi manca la mensa e i bambini mangiano sui banchi - tuona la preside Colicelli - ma dobbiamo alzare la voce, perché è giusto che un bimbo di 6 anni possa mangiare assieme ai compagni e alle maestre in un luogo idoneo. Purtroppo non abbiamo fondi e viviamo di progetti a tempo». «In questo luogo c’è dinamismo per i ragazzi e le famiglie - sottolinea Giannola - ma siamo a un punto di partenza da consolidare e sviluppare, affinché vada al di là di Forcella e per tutta Napoli».

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Il Mattino