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Doveva essere il giorno del ritorno in classe. La grande occasione per rivedere gli amici divisi dalla pandemia. Ma davanti ai cancelli delle scuole di Ercolano e Portici, due delle città che hanno scelto di riaprire le scuole con il via libera alla didattica in presenza per asilo e prime due classi delle elementari, si sono presentati in pochi, pochissimi. Duecento su circa duemila alunni: appena il 10% del totale.
La paura del virus è stata più forte del richiamo dell'aula. Alla scuola elementare «Giulio Rodinò» di via IV Novembre, a Ercolano sono entrati appena 17 alunni su 300. Alla «De Curtis-Ungaretti» appena 5 bambini hanno varcato la soglia dell'ingresso. Un dato prevedibile, almeno secondo i dirigenti che da mesi combattono per garantire un'istruzione adeguata ai ragazzi «prigionieri» del Covid. «Noi abbiamo attivato tempo fa un progetto per permettere ai bambini diversamente abili di tornare a vivere la scuola in presenza, ieri però abbiamo registrato una scarsa affluenza - spiega la dirigente dell'istituto comprensivo Amedeo Mauri, Benedetta Rostan - Speriamo che nei prossimi giorni la situazione migliori e che i bambini tornino in classe».
Pochi bambini hanno fatto rientro anche alla «Giampaglia» di via Semmola, uno degli istituti di frontiera che rappresenta un baluardo soprattutto per i bimbi a rischio dei vicoli di Pugliano. «Siamo in un periodo particolare e dobbiamo anche provare a capire le paure dei genitori - l'amaro commento della dirigente scolastica, Giovanna Tavani -.
I dati sulle numerose assenze non hanno spiazzato il sindaco, Ciro Buonajuto, da sempre sostenitore della didattica in presenza. «Era da immaginare un bassa affluenza considerando le incertezze del primo giorno. Sia chiaro, con la riapertura delle scuole non vogliamo mandare alunni e insegnanti allo sbaraglio senza garanzie e protezione. Nessuno è così irresponsabile da pensare che il Covid sia sparito - afferma Buonajuto - Però, piano piano dobbiamo organizzare e gestire la ripartenza. Inutile pensare che valga la pena riprendere a gennaio, in quanto anche a gennaio il virus continuerà a condizionare le nostre vite e scadenzare le nostre abitudini».
Situazione simile a Portici. All'istituto «Santagata», c'erano 25 alunni su 200 all'infanzia, 51 su 94 alla primaria. Alla «Don Bosco-Melloni» era presente meno della metà degli studenti, in alcune classi dell'infanzia vi erano solo tre bambini. Buona invece l'affluenza alla Comes-da Vinci. Intanto mentre la paura tra genitori e alunni cresce, il M5s chiede la chiusura dei plessi scolastici. Risponde il sindaco Vincenzo Cuomo: «Prima di uniformarci alle decisioni del ministro Azzolina e della Regione Campania sulla riapertura delle scuole abbiamo chiesto il parere e il supporto dei pediatri e degli esperti del Cotugno e sulla scorta di questi pareri e dei dati obiettivi che indicano come a Portici i parametri del contagio siano scesi al di sotto della soglia critica, abbiamo deciso di riaprire le scuole. Ancora una volta emerge in tutta evidenza la schizofrenia politica e le contraddizioni del M5s di Portici che, mentre il loro ministro decide già in piena pandemia di riaprire in tutta Italia, adesso a Portici sollecitano la sospensione della didattica in presenza fino al 7 gennaio».
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