Scuole calcio al collasso a Napoli, è a rischio il campus promosso dal Barcellona

Scuole calcio al collasso a Napoli, è a rischio il campus promosso dal Barcellona
La parola più pronunciata è collasso. Napoli conta un centinaio di strutture sportive dedicate al calcio. Si va dai 110mila metri quadri e undici campi del complesso...

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La parola più pronunciata è collasso. Napoli conta un centinaio di strutture sportive dedicate al calcio. Si va dai 110mila metri quadri e undici campi del complesso Kennedy ai Camaldoli, al campetto con quattro luci di periferia che dà da vivere al singolo gestore con la sua decina di partite settimanali. Tutti chiusi da quattro mesi. E il carico da novanta lo ha messo il Comitato tecnico scientifico che ha fatto slittare ancor di più la partenza degli sport di contatto (basket, volley, calcetto e partitella). Il tutto mentre Abruzzo, Sicilia e Puglia sono già partite.


È difficile quantificare i numeri di un movimento diviso tra innumerevoli associazioni, sigle, tornei privati e ufficiali. Un mondo che sfugge allo sport organizzato dal Coni e dalla Federcalcio e quindi non è assolutamente censito in quanto fatto di amatori, privati, amici, che sfogano la loro passione su uno dei tanti campi o campetti presenti in città. Una stima decisamente per difetto rispetto alla realtà parla di 200 tornei (8 per 4 partite a settimana per 800 partite a settimana) e 4mila partite al mese nella sola città di Napoli. Moltiplicate all'eccesso le partite occasionali della sera riservate ad amici o colleghi di ufficio.

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Il complesso Kennedy ai Camaldoli è un fiore all'occhiello dell'impiantistica sportiva napoletana. È la storia del calcio amatoriale in città. Antonio De Stefano è il responsabile organizzativo della struttura: «Ormai è una barzelletta. Prenotiamo e disdiciamo in continuazione». Il cahier de doleance è cominciato con la rescissione del contratto da parte del Napoli che sui campi Kennedy fa allenare tutte le giovanili. Poi a ruota sono arrivati i «grazie ci rivediamo l'anno prossimo» di tutte le scuole calcio. Ora è rimasta solo l'Internapoli con le sue due ore al giorno. «Ed in questi mesi abbiamo anticipato la cassa integrazione ai nostri dipendenti perché sono tante le famiglie che vivono grazie a questa struttura che ospita normalmente dalle mille alle 2.500 persone al giorno».

Un campo costa anche da fermo e quando lo fai ripartire ancora di più. «È come una macchina che resta ferma per un po' e scopri che devi cambiare la batteria. Un costo che non preventivavi». Massimo Vernicola gestisce ad Agnano Maxsporting, una quindicina di campetti dove si gioca calcio a cinque, a sei, a otto. «Stiamo a meno di un decimo di potenzialità della struttura. Ma non parlo solo del calcio. Anche piccoli eventi, feste di compleanno. Riaprendo il campo ho dovuto cambiare cinque proiettori. Chiediamo di ripartire prima possibile. E vorremmo incontrare il governatore De Luca per discutere delle problematiche del settore».

Il Micri è una delle scuole calcio più attiva della Campania. «Noi stiamo applicando rigidamente il protocollo ma non possiamo continuare con gli allenamenti personalizzati - sostiene Michele Visone, presidente della società di Volla - come educatore poi ti rendi conto che si perde tutto quando imponi il distanziamento ai tuoi ragazzi ma, appena fuori dal campo, si ritrovano a giocare una partita tra di loro nella villetta». E così è a rischio anche il campus organizzato, in collaborazione con il Barcellona, a Volla con 130 ragazzi provenienti da tutto il Centro-Sud.
 

E così, al fianco dei tornei abusivi di piazza Mercato oppure del Plebiscito, c'è anche chi ha visto saltare tutta una organizzazione con tanto di spese sostenute. È il caso sollevato dal programma La Radiazza di Radio Marte. «Ho organizzato un torneo di calcio, lo Scugnizzo Cup, che era previsto per il 9 giugno, ed avevo tutti i permessi in regola, ma le autorità hanno deciso invece che l'evento dovrà slittare e non ne capiamo il motivo» ha detto l'organizzatore intervenuto in radio. Qui «sta passando un messaggio del tutto errato, sembra che chi rispetta le regole venga ostacolato in tutti i modi mentre chi delle regole se ne frega non viene neanche controllato», dicono il consigliere regionale Francesco Borrelli e Gianni Caselli, consigliere dei Verdi alla Prima Municipalità.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino