NAPOLI - Trentatre dipendenti di Selav dal 1 novembre saranno senza lavoro. La società, che ha gestito per decenni le luci votive nei cimiteri cittadini è stata...
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I dipendenti ricordano quando «il 3 aprile si riunì la commissione Infrastrutture del Comune, con lo scopo specifico di affrontare la questione legata ai dipendenti della Selav. Il vicesindaco Panini – incalzano i lavoratori - in quella commissione fornì ampie e definitive garanzie circa il mantenimento dei posti di lavoro dichiarando che “i rapporti con la Selav erano ottimi, e che in prospettiva si sarebbe fatta una gara ad evidenza pubblica, inserendo la clausola sociale del passaggio di cantiere. Sui lavoratori, nel momento in cui la Selav continua l’attività, non avranno danno. Mai come in questa occasione la rotta è tracciata. Siamo dell’idea che Selav prosegua fino alla prossima gara». Queste le parole di Panini, alle quali però non sono seguiti i fatti.
La Citelum pare infatti intenzionata ad assorbire soltanto 11-12 lavoratori di Selav, proposta scartata dai 33 lavoratori: «O tutti o nessuno» continuano a ripetere. Intanto ieri sera hanno incontrato presso la sede del Consiglio regionale il consigliere Pd, Gianluca Daniele: «La clausola non si tocca – sottolinea Daniele - Ho incontrato una delegazione di lavoratori della Selav, azienda che si occupa del servizio di lampade votive in ambito cimiteriale, persone che, nel corso degli anni, hanno acquisito altissimi livelli di professionalità e che oggi sono state messe in cassa integrazione e vedono il proprio posto di lavoro a rischio. Tutto ciò a causa di una gestione a dir poco approssimativa del committente, ovvero il Comune di Napoli che, senza garantire in alcun modo i lavoratori, ha passato la commessa ad altra azienda: la Citerum che non intende, secondo le regole delle clausole sociali, prendere insieme alla commessa anche i lavoratori, lasciando ben 33 persone, e relative famiglie, in balia dell’incertezza. Troppe volte, ormai, - continua il consigliere - abbiamo assistito a scenari simili e ad aziende che hanno ignorato di sana pianta le clausole sociali, che prevedrebbero di mantenere gli stessi lavoratori nel cambio di appalto. Non è quanto avvenuto nel passaggio di cantiere da Selav a Citerum».
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Il Mattino