«L'appello è alla conversione degli autori di questa carneficina quotidiana. Se hanno ancora un senso di dignità, umanità e religiosità...
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La preghiera penitenziale è stata preceduta da un corteo che ha preso via alle 18 dalla chiesa di Sant'Agrippino a Forcella per arrivare alla Cattedrale. «Vogliamo sensibilizzare la gente - ha aggiunto il cardinale Sepe - su un fenomeno che sta diventando drammatico. Non c'è giorno e ora in cui non siamo costretti a vedere omicidi e violenza ovunque. La Chiesa non può restare con gli occhi chiusi davanti ad un fenomeno che si allarga sempre di più e che distrugge qualsiasi convivenza civile. Dobbiamo far capire l'enorme danno che questi violenti non solo fanno a se stessi ma anche alla comunità. La città è costretta a subire un'umiliazione continua».
«La Chiesa - ha proseguito il card. Sepe - usa le armi della preghiera, del digiuno e della penitenza ma non ci nascondiamo dietro il muro della sola preghiera. Scendiamo in campo e usciamo per le strade. Facciamo di tutto per togliere l'erba sotto i piedi alla Camorra». «Nell'evoluzione delle organizzazione malavitose - ha concluso il card. Sepe - i capi storici sono finiti in prigione o al cimitero lasciando largo spazio a ragazzi che non hanno più confini e regole. Per guadagnare spazio e occupare territorio arrivano a nefandezze incredibili. Noi scendiamo in campo perché vogliamo salvare questi giovani attraverso l'attività degli oratori, la creazione di bande musicali nelle parrocchie e il calcio. Quelle poche forze che abbiamo le mettiamo in campo per evitare che questi giovani vadano ad ingrandire l'esercito dei malavitosi».
Un successo alla processione. Da Sant'Agrippino è partita la processione penitenziale diretta alla Cattedrale.
Sepe ha poi affidato alla Madonna la città al termine della celebrazione: «Madre, libera questa nostra terra dai lacci del male, dell'odio, della camorra e della delinquenza. Fa' che possiamo spezzare le catene del male e creare un'unica catena del bene che unisca tutti nella concordia e nella ricerca della pace» ha detto Sepe. Nell'atto di affidamento, non è mancato un pensiero per le istituzioni. «Assisti - ha detto Sepe - coloro che governano le nostre città, le autorità civili, militari e quanti sono impegnati nell'ordine pubblico perché tutti possano attuare il bene comune». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino