Villaricca, sgomberati e dimenticati: l'odissea di 30 famiglie

I lavori sono completi ma la Procura non dissequestra il cantiere

Sgomberati e dimenticati l'odissea di 30 famiglie dopo il crollo sotto casa
Era il 31 ottobre di due anni fa quando a Villaricca, in una stradina a ridosso di via Palermo, si aprì una voragine. Sul posto intervennero i vigili del fuoco, i...

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Era il 31 ottobre di due anni fa quando a Villaricca, in una stradina a ridosso di via Palermo, si aprì una voragine. Sul posto intervennero i vigili del fuoco, i carabinieri e i tecnici comunali. Non ci furono vittime, ma oltre trenta famiglie furono costrette ad abbandonare le abitazioni. Un'indagine, nel contempo, fu aperta dalla Procura Napoli nord. Da quel giorno si sono susseguiti interventi di messa in sicurezza, realizzati anche grazie alla collaborazione e sinergia tra Comune e Regione, incontri tra i cittadini e le istituzioni, interlocuzioni tra gli avvocati dei residenti e l'autorità giudiziaria.

Gli sfollati tuttavia - nonostante sia trascorso tanto tempo - non sono rientrati nelle loro abitazioni. L'ultima richiesta di dissequestro risale al 24 gennaio. I residenti, che nel corso di questi mesi sono stati ospitati da parenti e amici o hanno optato per altre soluzioni, tutte dispendiose, sono di nuovo sul piede di guerra.

«I nostri legali hanno interloquito con il magistrato inquirente - tuonano i residenti - Ci è stato riferito che si attende la consegna dell'ultima relazione del perito nominato dalla Procura. Il tempo passa e le persone coinvolte continuano a vivere in estremo disagio». Eppure i lavori nel sottosuolo sono stati ultimati. Le operazioni, finanziate da Comune e Regione, sono state suddivise in vari step: prima il riempimento dell'enorme voragine, provocata da un sovraccarico di sversamenti di acque reflue nel sottosuolo - in parte derivanti da allacci abusivi - poi la realizzazione dei sottoservizi: condotte idriche e fognarie. Il Comune, rappresentato dall'avvocato Venanzio Carpentieri, ex sindaco di Melito, ha formulato anche l'istanza per il dissequestro totale dell'area poiché, ripetono gli sfollati, «non sussiste più alcun pericolo e vi sono tutti gli estremi per farci rientrare nelle loro abitazioni». 

Anche il monitoraggio degli stabili, con le prove di carico disposte dal tribunale di Napoli nord, è in dirittura d'arrivo. Le prove sono state avviate oltre un anno fa e hanno dato, con riscontri che risalgono allo scorso 26 febbraio, risultati positivi.

«Il Comune - sottolineano i legali dei cittadini destinatari dei provvedimenti di sgombero - ha completato i lavori sulla scorta di un progetto redatto dalla facoltà di Ingegneria della Federico II. Tali interventi sono stati completati nel marzo di un anno fa. Le condotte idriche e fognarie, invece, sono state ultimate pochi mesi fa».

Chi attende il via libera per il rientro a casa è ormai allo stremo delle forze. «Siamo tutti in possesso di regolare concessione - tengono a chiarire - In casi analoghi non vi è stato lo stesso accanimento da parte delle istituzioni. L'intera città di Napoli, del resto, sorge su cave di estrazione di materiale edile. Ma nessuno ha mai pensato di sequestrare tutto e mettere le persone in strada per un lasso di tempo interminabile».

Nei giorni successivi allo sgombero erano circolate anche voci su concessioni e licenze non in regola. Anche su questo punto, però, residenti e avvocati sono perentori: «Gli edifici sono sorti con regolare concessioni. Qualche immobile presenta qualche piccola difformità urbanistica, che può essere tranquillamente sanata. Il motivo del mancato dissequestro non è dunque imputabile a questi aspetti».

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Il Mattino