Fuorigrotta, in pezzi i bassorilievi che decorano l'ex Casa Littoria

Due importanti bassorilievi, opera  in gesso dello scultore torrese Antonio Mennella si stanno sgretolando al vento e nessuno se ne interessa. L’opera fu realizzata...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Due importanti bassorilievi, opera  in gesso dello scultore torrese Antonio Mennella si stanno sgretolando al vento e nessuno se ne interessa. L’opera fu realizzata all’esterno della Casa Littoria su progetto dell’architetto Renato De Martino, oggi sede del Commissariato San Paolo della Polizia di Stato a Fuorigrotta a pochi passi dallo stadio San Paolo e dalla Mostra d’Oltremare, durante il ventennio fascista in onore del maggiore trentatreenne Giovanni Randaccio, comandante del 2° battaglione del 77° reggimento fanteria, caduto in guerra in un sito prossimo a San Giovanni di Duino il 28 maggio 1917. Lo scultore Antonio Mennella, nato 13 giugno 1901, formò la sua fanciullezza e la sua prima adolescenza nella Scuola d’Incisione d’Arte sul Corallo torrese, studiò poi all’Accademia Belle Arti di Napoli, fu insegnante di figura e ornato modellato al Liceo Artistico di Napoli.

 
L’opera dello scultore Mennella sta andando in malora e se non si interviene subito con un restauro andrà persa. «I bambini e adulti che passano - dice un anziano residente nei pressi di piazzale Vincenzo Tecchio - si fermano incantati ad ammirare la rappresentazione dell’opera che raffigura i soldati nella trincea al fronte della grande guerra». Pochi giorni fa un altro grido d’allarme è stato lanciato per altre opere, sempre risalente al ventennio fascista, all’interno della Mostra d’Oltremare, parco urbano polifunzionale di circa 720.000 mq, con un prestigioso patrimonio urbanistico ed ambientale, tra cui il Cubo d’Oro.
 
 

«Il Cubo d’Oro della Mostra perde pezzi - ha denunciato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli - sono stati ritrovati sul selciato alcuni tasselli del prezioso del mosaico esterno. È un fatto gravissimo, una delle più belle opere del complesso, edificata alla fine degli anni Trenta, rischia di trasformarsi in un rudere».Il Cubo d’Oro è un edificio a carattere stabile, collocato lungo il Viale delle Palme. Realizzato in cemento armato, è caratterizzato da pilastri ricoperti da pietrarsa e intervallati da vetrate con infissi a riquadri. Il resto della superficie è rivestita da un mosaico dorato che si ispira a decorazioni arabesche che sottolineano la forma geometrica della struttura stessa. L’interno, chiamato negli anni ’40 Salone dell’Impero, fu decorato con iscrizioni di grandi dimensioni e due affreschi del pittore Giovanni Brancaccio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino