Sinistra, molti aspiranti e pochi posti ​Bassolino non scioglie la riserva

Sinistra, molti aspiranti e pochi posti Bassolino non scioglie la riserva
Formalmente non è stato inserito in nessuna lista o in alcuna rosa regionale e il suo nome non è stato fatto in alcuna consultazione territoriale. Nulla. Un...

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Formalmente non è stato inserito in nessuna lista o in alcuna rosa regionale e il suo nome non è stato fatto in alcuna consultazione territoriale. Nulla. Un convitato di pietra o un navigatore solitario, se volete, che non ha ancora tracciato la sua rotta sulla carta nautica anche se il tempo stringe. Eppure Antonio Bassolino è il nome di cui più si dibatte in queste ore a Napoli quando si parla delle candidature di Liberi e Uguali. Tra contrari, quella porzione di Sinistra Italiana in parte legata a de Magistris magari in cerca di una certa visibilità, e il mondo di ex democrat confluito in Mdp convinto che il nome dell'ex governatore sia sempre un cavallo di razza su cui puntare a Napoli. Magari drenando consensi dal bacino degli scontenti democrat che, all'ombra del Vesuvio, non sono pochi. Ma la situazione della formazione di Liberi e Uguali è particolare.


Non solo per una questione di tempo entro cui decidere ma anche per un fatto di posti utili. Le liste, infatti, verranno chiuse sabato. Almeno per quel che riguarda i capilista nel proporzionale. E se Bassolino vuole essere della partita non ha molto tempo per decidere. In queste ore una commissione nazionale è praticamente sempre riunita proprio per chiudere il risiko delle candidature. Un gruppo di lavoro non certo ostile all'ex governatore se dentro vi sono l'europarlamentare Massimo Paolucci, un deputato della vecchia ditta bersanian/dalemiana come il calabrese Nico Stumpo, un altro napoletano come il senatore uscente Peppe De Cristofaro oltre ad un rappresentante dei civatiani e un fedelissimo di Pietro Grasso. E con quest'ultimo non sono mancati, nelle scorse settimane, i contatti con l'ex sindaco di Napoli. Anche se, forse, Bassolino si aspettava qualche dichiarazione pubblica dello stesso Grasso o D'Alema o Bersani (strategicamente candidato, tra l'altro, a Bologna contro il Pd che schiera il centrista Casini). Ma, insomma, il punto è capire l'intenzione che ha davvero l'ex governatore: se rimanere in panchina o scendere in campo. E dove. E come. Nei collegi infatti non è ancora chiaro se Leu presenterà nomi e i posti eleggibili nel proporzionale sono pochi: tre (due alla Camera, uno al Senato) quelli considerati sicuri. Difficile ripartirli se al Senato c'è l'uscente De Cristofaro e per la Camera ci sono Arturo Scotto, l'altra uscente Michela Rostan e Guglielmo Epifani, l'ex numero uno Cgil, che come 5 anni fa dovrebbe essere candidato a Napoli. Questione di numeri e di pesi. E se per l'ex governatore spinge Mdp, sembra plausibile se ne debbano fare carico loro e non Sinistra Italiana da cui proviene De Cristofaro. Insomma un puzzle da comporre. Mentre Mdp continua a spingere, anche ieri, sugli attestati di stima nei confronti dell'ex governatore per rintuzzare gli attacchi arrivati da un consigliere comunale (Pietro Rinaldi) legato a de Magistris. Anche perché, è la convinzione di Mdp, in questa partita il sindaco di Napoli cura una sorta di regia esterna per muovere pedine contro Bassolino e organizzare una sorta di desistenza sul Pd e sulla candidatura di Paolo Siani. E si cerca di stanare il sindaco facendogli esternare chi appoggerà alle politiche.

 

«Bassolino è pienamente dentro lo spirito originario e inclusivo che vuole darsi Liberi e Uguali. Noi non inseguiamo nessuno, nemmeno de Magistris, che però dica da che parte sta e decida», attacca Francesco Dinacci, coordinatore provinciale di Mdp. «Il nome di Bassolino è una disponibilità - assicura Dinacci - che sta valutando il tavolo nazionale. Le parole di Rinaldi? Non si può in modo superficiale mancare di rispetto alla storia della sinistra».

Contesta il no a Bassolino anche Elisabetta Gambardella, ex presidente del Pd di Napoli e ora in Liberi e Uguali. «Se Rinaldi ha scelto la linea di Leu - spiega - deve sapere che non si accettano veti e giudizi sommari. La rottamazione è stata uno degli aspetti più negativi del renzismo perché non bisogna spaccare le generazioni ma innovare in un percorso politico».
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Il Mattino