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Le carte sul tavolo iniziano a essere tante e il tema dell’aiuto del governo alla città per farla ripartire passa per delle garanzie che il Comune deve dare. Cosa significa? Le Aziende comunali, le cosiddette “partecipate”, devono aprirsi al mercato, bisogna entrare nell’ordine di idee che soldi a pioggia non ne arriveranno. Lo sa il sindaco Gaetano Manfredi e anche l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta e forse questo aspetto della trattativa sta frenando il negoziato con l’esecutivo nazionale. Il metodo che il Governo Draghi intende mettere in campo è quello dell’Europa con il Pnrr. Soldi a fronte di progetti, finanziamenti solo se portano a una svolta strutturale nella gestione del bilancio, a queste condizioni si può trovare una soluzione adeguata. Aprirsi ai privati non significa svendere, ma controllare la gestione. Soprattutto significa dare una impronta alle partecipate di tipo manageriale. Senza troppi giri di parole, Asìa per i rifiuti, Anm per i trasporti, Abc Acqua pubblica e la stessa NapoliServizi necessitano di un salto di qualità. Il contratto di servizio con il Comune che garantisce stipendi e non i servizi così come è adesso non è più sostenibile perché se anche per ipotesi lo Stato desse 2,5 miliardi per sanare il debito di Palazzo San Giacomo, entro un paio di anni si starebbe di nuovo nelle condizioni attuali. Le Aziende devono produrre servizi ed equilibrio di bilancio. Le regole sono chiare e le detta l’Europa: laddove gli enti locali non riescono a essere autosufficienti il ricorso al mercato non deve essere un tabù ma la strada da intraprendere. In questo capitolo rientra anche la dismissione dello sterminato patrimonio immobiliare dell’ente di piazza Municipio, sul quale ci sono molti riflettori accesi.
Tecnicamente i servizi delle partecipate che si possono aprire ai privati sono «i servizi pubblici locali a rilevanza economica». Vi rientrano a pieno titolo l’Anm - perché è trasporto cittadino, si spiegano così anche i dubbi del sindaco Gaetano Manfredi rispetto a una unica società regionale del trasporto pubblico - Asìa per i rifiuti, così come NapoliServizi e la stessa Abc Acqua pubblica. L’Azienda di igiene urbana ha un contratto di servizio da 230 milioni, si mangia tutta la Tari ma restituisce ai napoletani ben poco in termini di servizi.
Il sindaco così torna a parlare della situazione critica del Comune e lancia altri segnali a Roma: «I nostri interlocutori sono i cittadini. C’è un impegno - dice - della politica e del governo che ho toccato con mano per lavorare a una soluzione e sono fiducioso che alla fine si troverà». Il sindaco insiste: «Questa non è una battaglia di una parte politica, è una battaglia di tutti e del Paese perché abbiamo la necessità di mettere tutte le aree del Paese nelle condizioni di poter ripartire e di garantire diritti uguali a tutti». Il sindaco si rivolge al Governo: «È una necessità che ho messo sul tavolo che riguarda sicuramente Napoli che ha la situazione più difficile a livello italiano, ma non è un problema solo della nostra città ma di tante comunità locali e se vogliamo far ripartire il Paese dobbiamo partire dalla quotidianità, dalle necessità e dai bisogni dei cittadini a cui dare risposte concrete». Quindi l’affondo: «Non c’è più tempo per aspettare. È sotto gli occhi di tutti che i cittadini chiedono più servizi, più qualità della vita, più diritti e noi abbiamo il dovere di portare avanti questa battaglia». Il sindaco poi conclude ricordando il ruolo delle partecipate: «Abbiamo iniziato a lavorare da pochissime settimane. È un percorso che richiede dei tempi, degli investimenti e anche la necessità di avere una maggiore efficienza per quanto riguarda le nostre municipalizzate, che soffrono di un forte sotto organico».
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