Bambino ucciso dalla mamma a Torre del Greco: Adalgisa rischia l'ergastolo

Il bimbo fu soffocato e poi immerso in acqua quando era ormai privo di vita

L'omicidio a via Calastro, all'altezza del lido La Scala
Soffocato con un indumento premuto in bocca e poi portato in mare con sé: per gli inquirenti nel telefonino della mamma di Francesco ci sono le prove della premeditazione...

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Soffocato con un indumento premuto in bocca e poi portato in mare con sé: per gli inquirenti nel telefonino della mamma di Francesco ci sono le prove della premeditazione dell'omicidio del piccolo di appena due anni e mezzo. La Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Andreana Ambrosino) ha notificato nel carcere femminile di Pozzuoli l'avviso di chiusura indagini ad Adalgisa Gamba, la 41enne di Torre del Greco accusata di aver ucciso suo figlio lo scorso 2 gennaio, per poi immergersi nelle acque gelide del mare di via Calastro, all'altezza del lido La Scala. A quasi un anno dalla tragedia cambia il capo d'imputazione per la donna, che ora ha venti giorni di tempo per depositare memorie difensive o chiedere un interrogatorio tramite i suoi legali, gli avvocati Salvatore del Giudice e Michele Coppola. Poi, come da prassi, la Procura potrebbe chiedere la fissazione dell'udienza per formalizzare la richiesta di rinvio a giudizio. Un eventuale processo che la vedrebbe accusata di omicidio premeditato aggravato dalla circostanza che è stato eseguito ai danni del discendente minorenne: rischierebbe l'ergastolo. «Data la complessità e delicatezza della vicenda, siamo impegnati nello studio degli atti e della documentazione in concerto con i nostri consulenti tecnici» spiegano gli avvocati. 

A giugno, con la consegna dei risultati dell'autopsia eseguita dal medico legale Antonio Sorrentino insieme all'anatomopatologa Tiziana Antonucci, è emerso che il piccolo Francesco non era morto annegato. Non c'era traccia di acqua nei polmoni, ma furono ritrovati filamenti vegetali nella trachea, segno che il bimbo era stato soffocato con un tessuto. Quei filamenti sono stati analizzati dal Ris di Roma e confermano che Francesco potrebbe essere stato ucciso con un indumento a impedirgli il respiro. Per i medici si tratta, dunque, di un'asfissia meccanica violenta, insomma il bimbo è stato soffocato e poi immerso in acqua quando era ormai privo di vita. Il consulente nominato dalla Procura è riuscito poi a recuperare l'intero contenuto dello smartphone: da alcune chat e dal contenuto delle ricerche è emerso che la 41enne stesse pensando da tempo a come ammazzare suo figlio. E questo perché aveva «il terrore che Francesco fosse autistico, lui era un bimbo strano», ha detto più volte durante gli interrogatori. A Natale la donna si era confrontata anche con il cognato medico, che le aveva suggerito di sottoporre il piccolo a una visita specialistica dopo le feste. 

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Il Mattino