«La voragine nella Solfatara che inghiottì la famiglia Carrer era lì da giorni, non ci fu alcuna valutazione dei rischi né c'erano presìdi di...
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Alle stesse conclusioni, in un processo che si preannuncia lungo e con gli indagati da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva, sono giunti anche i periti, nelle 240 pagine della relazione. «Nell'area della Solfatara scrivono gli avvocati dello Studio 3A Alberto Berardi e Vincenzo Cortellessa, legali degli eredi Carrer - non erano presenti presìdi di sicurezza, né in astratto né in concreto, a tutela della salute e della vita dei lavoratori e di conseguenza degli stessi visitatori. La società Vulcano Solfatara srl non ha valutato i rischi e non ha posto in essere alcun rimedio idoneo per prevenirli». Per l'accusa vi sarebbe stata una «palese e grave negligenza a carico della società, per non avere valutato l'elevata probabilità e l'elevato rischio di morte, comunque valutabile, dovuti ad una possibile cavità posta sotto il piano campagna, di dimensione maggiore rispetto a quella che poteva percepirsi visivamente e, quindi, di non aver posto in opera una delimitazione che fosse maggiormente estesa, tenuto conto dell'acqua che aveva allagato la zona della fangaia e che era defluita nei giorni precedenti nel sottosuolo». Toccherà, dunque, ai magistrati appurare se effettivamente come sostengono i periti - quella voragine si era già aperta per le abbondanti piogge del weekend precedente la tragedia e se davvero era stata segnalata soltanto con una catenella che, poi, non avrebbe retto al peso del ragazzino di 11 anni. Lorenzo sarebbe inciampato probabilmente mentre scattava una fotografia, finendo nel cratere saturo di gas.
L'inchiesta, affidata ai pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, avrebbe evidenziato anche gravi lacune sul piano della sicurezza nell'area, che dall'ottobre 2017 è sotto sequestro. Un capitolo della perizia è dedicato, poi, alle presunte, mancate autorizzazioni amministrative: il Comune non avrebbe rilasciato alcuna autorizzazione fin dal 2008, mentre per i periti nulla potevano fare Asl, vigili del fuoco, Ispettorato del lavoro e Osservatorio Vesuviano. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, ha dato mandato all'avvocato del Comune di seguire la vicenda per capire cosa avrebbe potuto e dovuto fare, mentre per gli avvocati dei Carrer il sito, per poter riaprire, andrà dotato di camminamenti protetti, mascherine antigas, dispositivi di sicurezza. Si preannuncia una battaglia legale lunga, a colpi di perizie e relazioni voluminose: il professore Giuseppe Luongo, vulcanologo di fama mondiale e perito della società Solfatara, attende l'udienza di domani per controbattere alle tesi di parte, ma già preannuncia di «non essere d'accordo in linea generale con il pool di periti, soprattutto per quanto riguarda l'area vulcanica su cui abbiamo una nostra posizione che spiegheremo ai giudici». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino