Dopo la pausa per Ferragosto, si torna a sparare in pieno centro. Ancora una volta lungo il corso Vittorio Emanuele III. Ancora una volta al «confine» tra i quartieri...
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Gli investigatori hanno avviato le indagini sulla sparatoria praticamente subito, dopo aver visto l'auto crivellata di colpi parcheggiata in strada pochi minuti dopo l'accaduto. Sul selciato sono stati trovati ancora 12 bossoli, mentre l'auto era stata colpita almeno cinque volte. Probabile che una metà dei colpi di pistola sia stata esplosa in aria, come «segnale» di avvertimento alla donna che, all'arrivo dei poliziotti per chiedere spiegazioni, non si è scomposta ed ha spiegato di non aver visto né sentito nulla e di non avere nulla da dichiarare e da denunciare. Un comportamento in classico stile omertoso, come avviene da tempo in città. L'ipotesi principale porta gli investigatori su una lite per motivi futili tra la pregiudicata e un'altra persona, che poi sarebbe tornata sotto casa della donna per dimostrare di avere «ragione». Oppure, si tratta del classico avvertimento di stampo camorristico, forse legato agli ambienti dello spaccio di droga di Torre Annunziata e alle nuove bande che stanno cercando di guadagnarsi fette di mercato nella vendita di stupefacenti. Tutte le ipotesi al momento sono al vaglio degli investigatori, che non possono escludere alcuna pista, anche perché da parte della vittima del raid c'è stata una totale chiusura.
Appena un mese fa, sempre di sera, per questione di centimetri non c'era scappato il morto proprio a poche decine di metri dal luogo in cui sono stati esplosi ieri oltre dieci colpi di pistola. In quel caso, nel mirino dei sicari era finito un pregiudicato, verso il quale furono sparati diversi colpi di pistola. Nessuno andò a segno, furono rotti la vetrina di un negozio e il finestrino di un'auto, mentre due proiettili per poco non colpirono un bimbo e una mamma a passeggio, quel sabato sera, proprio lungo il corso. Se l'episodio di ieri è avvenuto intorno alla mezzanotte, la sparatoria di un mese fa si era verificata intorno alle 20, quando le strade erano ancora affollate e trafficate. Da quell'episodio, polizia e carabinieri hanno sequestrato armi e droga nei quartieri più caldi, rione Provolera e Quadrilatero delle Carceri, dove un gruppo di giovani rampolli hanno deciso di dichiarare guerra al clan Gionta con l'appoggio di giovani ed esperti ex affiliati residenti anche al Parco Penniniello e al rione Poverelli. Una faida di camorra che rischia di scoppiare da un momento all'altro e che ha già portato al ferimento di Giuseppe Carpentieri, 50enne marito di Teresa Gionta, la figlia del capoclan ergastolano Valentino. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino