Poliziotto ferito a Napoli, l’uomo nel mirino aveva fatto arrestare i suoi estorsori

Poliziotto ferito a Napoli, l’uomo nel mirino aveva fatto arrestare i suoi estorsori
Il commerciante al centro dell’operazione antiestorsione in cui è stato ferito il sovrintendente di Polizia Nicola B. era già finito nel mirino dei «signori del pizzo»...

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Il commerciante al centro dell’operazione antiestorsione in cui è stato ferito il sovrintendente di Polizia Nicola B. era già finito nel mirino dei «signori del pizzo» tempo fa. Sempre a Napoli, ma in un altro quartiere, dove aveva un negozio.




Periodo di festività e, quindi, di visita degli esattori del racket. Alcune persone lo avevano avvicinato a nome del clan che imperversava in quella zona e, senza mezzi termini, gli avevano detto che il quartiere era «roba loro» e che quindi per lavorare lì c’era bisogno di fare un «regalo». Si sarebbe dovuto recare in un posto indicato da loro per parlare direttamente col referente, al quale versare i soldi. In quella circostanza l’uomo non aveva perso tempo: invece che all’incontro era andato in Questura per denunciare tutto.



«In quel periodo, - racconta Rosario d’Angelo, coordinatore regionale delle associazioni antiracket della Campania, - stavamo costituendo un nuovo gruppo e avevamo contattato anche lui, in quanto era presente sul territorio da tempo. Eravamo già in contatto quando ha subìto la prima richiesta estorsiva. Grazie alla collaborazione attiva che già avevamo con la Questura di Napoli abbiamo saputo dell’episodio e lo abbiamo immediatamente incontrato. Adesso è uno dei soci fondatori di quella associazione e ci vediamo spesso, è parte attiva del nostro mondo».



Di quella scelta il commerciante non si è mai pentito. Determinato sin dai primi momenti, ha avuto il coraggio necessario per chiedere giustizia e i pochi dubbi sono stati dissipati dalla vicinanza del coordinamento antiracket, che sin dall’inizio ha fatto sentire la propria vicinanza sia legale, con l’assistenza e la costituzione come parte civile durante il processo, sia umana.



«Gli estorsori, - spiega Roberta Rispoli, dell’ufficio legale della Federazione antiracket di Napoli, - furono arrestati e sono stati condannati in primo grado. La denuncia non è mai indolore, c’è sempre il timore di ritorsioni, ma i commercianti non vengono lasciati mai soli, né in fase di processo né dopo. Si entra a far parte di una sorta di famiglia allargata, in cui ci si confronta con colleghi che hanno avuto esperienze simili e che si sono ribellati alle estorsioni.



Il negoziante taglieggiato nel quartiere Fuorigrotta ha sentito la nostra vicinanza, ha capito di trovarsi in un contesto associativo in cui non si viene lasciati soli e dove, anzi, si viene protetti, perché chiedere l’aiuto delle forze dell’ordine oggi non significa rischiare la vita. Tanto è vero che, quando il problema si è ripresentato, non ha avuto dubbi su quale era la strada da scegliere: ha denunciato di nuovo».

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Il Mattino