TORRE ANNUNZIATA. Il rogo dell’auto della moglie di un boss. Gli spari nel quartiere elle carceri. L’ultima volta due giorni fa, ma è un continuo, anzi un...
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L’ennesima sparatoria nel Quadrilatero delle carceri, in piazza dell’Annunziata, a pochi metri dalla Basilica della Madonna della Neve, terra sotto il controllo del clan Gionta. A dare l’allarme sono stati alcuni residenti della zona, quei pochi che pur abitando nei vicoli dove la droga è il pane quotidiano e la camorra detta legge, non hanno niente a che fare con quel mondo dei soldi facili e che odora di morte. Alle 3, nel cuore della notte, qualcuno si è svegliato per il rumore di una raffica di colpi di pistola: tanti spari, forse una decina.
In una manciata di minuti il panico: quasi nessuno si è affacciato alla finestra, per paura di diventare testimone scomodo di una delle scorribande tra ragazzini. Stando alle ricostruzioni, 2 motorini avrebbero fatto irruzione nel rione delle carceri, sparando all’impazzata contro alcune persone del quartiere, probabilmente le vedette che controllano delle piazze di spaccio. Nessuna denuncia è pervenuta né al commissariato di polizia né alla caserma dei carabinieri di Torre Annunziata. Sul posto non sono stati ritrovati bossoli: le armi usate potrebbero essere state pistole a tamburo.
Poche ore dopo, in via Oplonti è andata in fiamme l’auto di una donna incensurata, M.Z, 58enne e moglie di uno dei boss del clan rivale ai Gionta, i Gallo-Cavalieri. Il veicolo, un Suv Hyundai bianco, è stato incendiato. Coinvolte nel rogo altre due automobili, di cui è rimasto solo il telaio. Su questo episodio si è in attesa della relazione dei vigili del fuoco, che determinerà la causa dell’incendio. Sul posto non sono state ritrovate tracce di materiale infiammabile, ma i carabinieri propendono per la pista dolosa.
Una guerra causata dal vuoto al comando delle holding criminali da quando sono finiti in carcere i generali e i soldati dei clan avversi, i Gionta e i Gallo-Cavalieri. I giri delle estorsioni e le piazze di spaccio sono controllate dai giovanissimi, che non hanno niente a che vedere con la camorra tradizionale. Sono minorenni o poco più che 20enni, molto più spietati, dal grilletto facile e fuori dal controllo degli adulti. I loro genitori detenuti non percepiscono più lo stipendio a causa della crisi economica che investe anche della camorra. Per questo si sentirebbero autorizzati a colpire duro anche i figli degli affiliati amici dei loro padri. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino