A tradirlo è stata la gola. E la passione per la «genovese». Dopo un mese di latitanza finisce in carcere il quarantenne Marco Prota, pregiudicato, figlio di un...
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LA SVOLTA
Sulle orme di Prota c'erano gli uomini del commissariato di Scampia, guidato da Giovanni Mandato. Lo scorso primo marzo l'uomo riuscì ad evitare l'arresto disposto dai giudici il 27 febbraio durante il processo in corso a Napoli per maltrattamenti, ingiurie, minacce e percosse ai danni della sua compagna, che l'aveva denunciato.
La vittima aveva anche ritrattato le accuse rivolte al compagno ma la madre - ascoltata dai giudici dopo la deposizione della figlia - ha invece riferito che la decisione di ritrattare era stata presa in quanto poco prima della deposizione la donna era stata avvicinata e nuovamente picchiata dal compagno.
IL RIFUGIO
Dopo essersi reso uccel di bosco, Prota aveva trovato ospitalità presso un amico - già denunciato per favoreggiamento personale - che abita nella zona del corso Garibaldi.
Nel frattempo gli investigatori lo braccavano. Indagini delicate e complesse, che alla fine erano state estese ad una cerchia di addirittura 400 persone tra familiari e amici. Ma pedinamenti e intercettazioni si eran rivelati non efficaci. Nonostante tutto l'impegno, di lui non si sapeva più nulla.
La svolta è arrivata l'altra sera, quando i poliziotti sono riusciti a intercettare una telefonata fatta dal latitante ad un negozio di ortofrutta, nella quale l'uomo ordinava cipolle bianche per fare la salsa alla genovese. Nel corso di quella conversazione intercettata il presunto stalker indicava anche l'indirizzo dove si trovava. E così è scattato il blitz: seguendo il garzone, gli agenti hanno stanato il ricercato.
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Il Mattino