Le storie e i suoni di quattro secoli sono compresse in migliaia e migliaia di enormi libri. Hanno solo bisogno di essere dipanate, raccontate, interpretate. È un enorme...
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Un mondo che pulsa ancora e narra vicende piccole e grandi. Come l’incarico dato a Caravaggio nel febbraio del 1607, per un dipinto da finire entro il dicembre successivo con un anticipo di 200 ducati. Un’opera da realizzare a Polignano a mare, forse persa, forse mai eseguita. Questo universo storico, cassaforte infinita per studiosi e ricercatori, diventa materia aperta a tutti. Riprendendo le fila di un’idea cominciata cinque anni fa, il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Daniele Marrama, ha voluto l’apertura stabile dell’Archivio con iniziative e installazioni fisse. Spiega Sergio Riolo, responsabile del progetto di valorizzazione dell’Archivio: «Vorremmo che, attraverso iniziative culturali e con espressioni artistiche e strumenti tecnologici, la città e i turisti possano rendersi conto dell’immenso patrimonio di conoscenza esistente nel cuore della città. La storia del credito diventa storia sociale». Dagli otto antichi banchi di credito in città nacque il Banco di Napoli, la più vecchia istituzione creditizia d’Italia. Primo progenitore fu il banco dell’Annunziata già nel 1463.
Dice il presidente della Fondazione, Daniele Marrama: «Quando venne dimostrato il primato del Banco di Napoli, il Monte dei Paschi di Siena, che si vantava di essere la struttura di credito più antica d’Italia, ha dovuto eliminare questa definizione dal logo. E ha lasciato solo l’anno di fondazione, il 1472. Era 9 anni dopo il banco dell’Annunziata a Napoli». Gli enormi «kebab di carta», le filze, dove venivano infilzate centinaia di fedi di credito, i bancali, raccontano pagamenti e transazioni. Contengono 17 milioni di nomi, per 300 milioni di bancali.
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Il Mattino