Lo striptease nella Pompei romana del 238 avanti Cristo: cinque giorni in onore della dea Flora

Lo striptease nella Pompei romana del 238 avanti Cristo: cinque giorni in onore della dea Flora
Dal 28 al 3 maggio, nella Pompei del 238 avanti Cristo, si praticava lo striptease. All’epoca si chiamava nudatio mimarum. A spogliarsi con movenze sensuali da burlesque...

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Dal 28 al 3 maggio, nella Pompei del 238 avanti Cristo, si praticava lo striptease. All’epoca si chiamava nudatio mimarum. A spogliarsi con movenze sensuali da burlesque erano le attrici e le prostitute. Ciò avveniva durante i Floralia: le donne si spogliavano in pubblico, su richiesta degli spettatori, nel corso di rappresentazioni teatrali sexy.


La natura licenziosa dei Floralia, con l’esibizione delle prostitute che si denudavano a teatro fra gli schiamazzi del pubblico indicherebbe, nella mentalità politeistica greco-romana, il legame metafisico tra la sessualità umana e la fertilità vegetale, per cui stimolando l’una col rituale sacro, si stimolava anche l’altra. Ecco perché dal 28 aprile al 3 maggio a Roma, come a Pompei, si celebravano i Floralia o Ludi Florales. Giochi di caccia e ludi scenici che celebravano il risveglio della natura e la bellissima dea Flora, generatrice dei boccioli. Le donne indossavano vesti dai colori sgargianti e gli uomini si adornavano il capo di ghirlande di fiori. Durante i Floralia era ammessa una maggiore lascivia, con profusione di scherzi e grandi bevute di vino tra gli schiamazzi del pubblico, mentre le attrici dei mimi si denudavano sul palco e le prostitute facevano mostra delle loro bellezze.

L’eros a quei tempi aveva una funzione propiziatoria. Gli antichi pompeiani erano difatti convinti che nei giorni dei Floralia, per propiziare la fertilità della terra, ci si dovesse abbandonare alla sessualità più sfrenata. Queste manifestazioni venivano organizzate su iniziativa degli edili come responso della consultazione dei libri sibillini. Vennero poi abbandonati ma ripresi nel 173 avanti Cristo, in occasione di una carestia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino