Tavolini all'aperto, altra proroga ma il Comune di Napoli accelera: «Pronte nuove regole»

L'assessore Teresa Armato con il sindaco Gaetano Manfredi
Restrizione degli spazi, zone di rispetto, aree dove è vietato mettere tavolini all'esterno, metrature al millimetro per i dehor, uniformità di materiali e...

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Restrizione degli spazi, zone di rispetto, aree dove è vietato mettere tavolini all'esterno, metrature al millimetro per i dehor, uniformità di materiali e colori, almeno un metro e mezzo di marciapiede da lasciare per il passaggio dei pedoni. Non ostacolare le vedute di monumenti, piazze e palazzi storici con tavolini e sedie. Con a monte l'obiettivo numero uno: la convivenza tra commercio e vivibilità dei residenti. La sostanza è che se il Governo ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre tavolini all'aperto per bar e ristoranti, vale a dire la possibilità di ottenere l'autorizzazione a disporre sedie e ombrelloni senza preoccuparsi della burocrazia e dei regolamenti e della verifica sulla compatibilità dal punto di vista paesaggistico. A Napoli il Comune e gli esercenti stanno varando un patto per darsi invece delle regole più stringenti. Con un disciplinare per tenere insieme due componenti: l'esigenza di tutela e la necessità di dare una risposta a servizi, vivibilità e necessità di una città che sta vivendo un grande incremento turistico nell'ottica in cui lo spazio pubblico è di tutti. Un lavoro iniziato dall'assessora alle Attività produttive Teresa Armato che si è affidata a un tavolo formato dalla Federico II con il docente di Architettura Mario Losasso, Accademia di belle arti, alle categorie professionali e naturalmente alla Soprintendenza. Un lavoro che è approdato in forma di bozza nella commissione consiliare presieduta da Luigi Carbone. Che con la Armato ha già collaborato alla stesura del «Regolamento di convivenza civile». Il disciplinare sarà in vigore all'inizio dell'estate. 

Compatibilità con lo scenario è la parola d'ordine. Si terrà presente dell'impatto dei dehor anche sotto il profilo delle dimensioni, dei colori e dei materiali. Un primo punto di convergenza con gli esercenti è la proposta sul tavolo di creare «ambiti territoriali omogenei» all'interno dei quali gli esercenti presentano un progetto uniforme per quello che riguarda gli arredi e i dehor. Gli ambiti individuati sono già 4: si tratta del Centro storico Unesco, Chiaia, via Toledo e le aree non vincolate che ricadono soprattutto nei quartieri più periferici dove agli esercenti si verrà data maggiore libertà. In questo contesto gli stessi esercenti sono pronti a farsi carico della manutenzione degli spazi che andranno ad occupare «poiché il dehor oltre a conferire vivibilità consente un utilizzo dello spazio urbano anche oltre l'orario di chiusura dei negozi, rendendo più difficile il perdurare di fenomeni di degrado sociale». «Il disciplinare - questo trapela - stabilisce i criteri di posizionamento, gli allineamenti, le altezze, le superfici, le distanze e gli ingombri, le tipologie di arredo, le cromie e i materiali compatibili con i contesti definendo le tipologie di dehor, gli elementi di delimitazione di copertura. In modo da valorizzare le attività commerciali e la città stessa nella sua offerta culturale e socioeconomica trovando un punto di bilanciamento tra il valore artistico culturale e storico del Centro storico Unesco con le esigenze delle attività di ristorazione all'aperto». Ci saranno buffer zone, letteralmente zone cuscinetto, a protezione delle aree monumentali. 

In alcun modo invece si potranno installare dehor e simili su strade prive di marciapiede o non protette da dissuasori, nelle adiacenze di edifici o monumenti sottoposti a vincolo architettonico e paesaggistico o su strade dove si altera la percezione dell'ambiente urbano e la fruibilità dei luoghi. Su strade con larghezza inferiore a un metro e 80 centimetri. «L'obiettivo generale è quello di riorganizzare lo spazio urbano dopo un periodo di necessaria deroga alle regole, causato dall'emergenza pandemica». In definitiva, «le nuove linee guida ricondurranno il sistema dell'occupazione dello spazio pubblico in una situazione di nuova normalità». Come esempio sono citate alcune strade ti largo Santa Maria la Nova, piazza Calenda, largo Donnaregina e naturalmente i tre decumani la cui larghezza è di 6 metri. Qui i dehor non potranno essere disposti su entrambi i lati perché si dovrò garantire il transito dei veicoli d'emergenza e quello dei pedoni. 

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Il Mattino